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di MAURO ARMANDO TITA
CARISSIMO direttore, se, nel recente passato , cogliere in anticipo i grandi mutamenti della Regione e del Mezzogiono è stata una nostra peculiarietà, oggi , siamo così demoralizzati che siamo costretti, ob torto collo , a segnare il passo… Non ci basta neanche il conforto di Romano Prodi su “Mezzogiorno e Giovani” e , soprattutto, sulla sua lucida analisi fondata sulla doppia Rassegnazione…: “La prima assoggettata al potere delle organizzazioni criminali … ” La seconda scontata e vincolata al nostro progressivo allontanamento dagli altri paesi europei …” A noi uomini di buona volontà mutuando il grande Massimo Troisi… non ci resta che piangere. Non possiamo far altro che invocare una giusta e sacrosanta dose di fisiologica reattività, ormai estinta come il “caro defunto”. Nei prossimi mesi (lo impone il rinnovo del Consiglio Regionale) sarà approfondito, forse, in maniera seria e senza demagogia il tema dell’occupazione e della nuova governance. La Regione Basilicata e le Regioni del Mezzogiono sono impegnate in una grande rincorsa… per non perdere i fondi europei. Ulderico Nisticò, Iel 27 agosto scorso, in puro stile “brunettiano” invocava il licenziamento di quei dirigenti o burocrati regionali, che non si erano attivati, per rendere operativi i programmi della Ue. Non a caso la Regione Calabria dovrà, forse, restituire 86 milioni di euro non spesi. Nel frattempo prosegue il dibattito nel Pd lucano. Avevamo anticipato e richiamato in tempi non sospetti l’attenzione dell’opinione pubblica sulla mancanza di figure rilevanti e di spessore nel Pd lucano. Nel Pantheon lucano del Pd mancano i veri protagonisti delle battaglie per il riscatto della Basilicata e del Mezzogiorno interno. A tutto ciò ha fatto da contraltare solo ed esclusivamente la cosiddetta “Politica del consenso”.
Lo hanno ribadito e confermato nella presentazione del libro di Nino D’Agostino qualche giorno fa nientemeno che Lacorazza e Speranza. Tali affermazioni sono coraggiose e di grande onestà intellettuale. Tali affermazioni smentiscono categoricamente Antonello Molinari (altro giovane dirigente Pd) che sognava un partito democratico giovane e, soprattutto, una Politica seria che fosse stata in grado di far commuovere ed emozionare… con valori e ideali.
Oggi si direbbe che tutto ciò rappresenta una pura utopia… Sono quei Valori non negoziabili e quegli Ideali, sui quali una intera generazione, come la nostra, over cinquanta, quasi sessanta si è spesa senza chiedere “prebende e privilegi vari”.
Ai giovani dirigenti del Pd non chiediamo tutto ciò, ma, siamo convinti che, se gli stessi, sono fermamente decisi, possono realizzare concretamente quelle idee, quegli atti e quei fatti concreti da noi realizzati nel passato e mai più riproposti.
Solo in questo modo saranno davvero liberi, nel pensiero e nelle azioni. Il grande dibattito politico delle scorse settimane innescato da Draghi si è incentrato sul negativo riscontro, dovuto a una “efficacia insufficiente” degli interventi economici posti in essere dalle regioni meridionali, sia in termini di gestione e, sia, soprattutto, in temini di impatto concreto sul territorio e sulle realtà sociali e imprenditoriali locali. Non a caso dalla società civile del Sud e dalla Chiesa di Frontiera si sono levate voci, non dissimili, per un diverso approccio gestionale dei Progetti che contano. Se non decolla la vera occupazione giovanile, forse, la “politica del Consenso” avrà nei prossimi anni una china discendente.
Una china che non è stata ancora né prevista e né ipotizzata. La maggioranza della classe dirigente meridionale non ha mai colto lo spirito di “strategia multipla” delle giovani generazioni. Nel Pianeta giovani lucano e meridionale regnano ancora sovrane la diffidenza e l’indifferenza. Questo lucido pessimismo da parte dei Giovani non viene nè intercettato nè compreso. Forse solo ora Prodi e Casavola denunciano questo abnorme status di rassegnazione giovanile. Purtroppo (vale anche per Prodi e Casavola) non si è mai compreso seriamente perché si deve partire dalle realtà locali (da troppo tempo escluse ed emarginate) perché si deve “brutalmente” invertire la metodica attuale, sia nella preparazione di una giovane classe dirigente locale, sia nella individuazione di veri ricercatori ed esperti che vivono in loco la stessa realtà, lo stesso contesto sociale e le stesse speranze, forti di un linguaggio comune e convincente. E’ questa la vera rivoluzione copernicana che ci attendiamo dai prossimi governi regionali , stanchi come siamo di esperti “mordi e fuggi” e di “snob intellettuali” staccati dalla realtà locale e lontani anni luce dalle giovani generazioni lucane e meridionali. Si deve puntare nei prossimi anni a una sorta di Comitato Locale di Sostegno, mutuato sulla Cittadinanzattiva, che dovrebbe far propri gli obiettivi dei Giovani stessi. Un Comitato che vive le stesse esperienze dei Giovani del luogo, senza ideologismi e partigianerie, potrebbe costruire un Percorso non estraneo al modo di pensare delle stesse giovani generazioni meridionali. Un Percorso che si sta tentando di avviare timidamente con il Progetto sperimentale “Pinguini Lucani”.
In questo caso si devono seguire canali omogenei e si devono usare codici condivisi. Solo con questo metodo il vecchio e deludente Patto coni giovani può perdere la sua presunta connotazione paternalistica e dirigistica considerato che lo stesso non è stata la panacea dei mali giovanili. E’ stato un timido un primo passo non riuscito di una indiscutibile e nuova strategia multipla ancora incompresa. Una strategia che doveva essere costruita dai giovani, dai giovani gestita, dai giovani controllata, dai giovani verificata e, soprattutto , dai giovani implementata. Chi non ha ancora compreso questo elementare “codice di comportamento” e si è ostinato a ripercorrere vecchi percorsi troppo obsoleti ha dovuto imbattersi e impattare con desueti paternalismi e con assurdi dirigismi. Tale codice ha aumentato a dismisura la refrattarietà del mondo giovanile.
Pertanto, alla luce di queste negative esperienze pregresse resta una sola e unica risposta: rendere giustizia alle giovani generazioni. Ben venga… una Vera politica del Consenso. Se, al contrario , la routine prende il sopravvento con il solito linguaggio e il solito stile di vita… di sempre, allora possiamo fare a meno dei giovani emergenti. Noi uomini di buona volontà … vogliamo dare un calcio al passato, vogliamo uscire da questo assurdo paternalismo, imboccando la seria strada del ricambio generazionale, possibilmente, senza gli ulteriori e i tanto deprecati “ismi” (isterismi, nepotismi, clientelismi, trasformismi e, soprattutto, Conformismi).
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