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Gli obiettivi della strage di Natale compiuta nel 2006 a San Luca erano i fratelli Francesco e Gianluca Nirta e la moglie di quest’ultimo, Maria Strangio, fu uccisa per errore. È quanto emerso nel corso della deposizione del collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, ex esponente delle cosche del crotonese. Marino è stato sentito nel corso del processo chiamato Fehida in corso dinanzi ai giudici della Corte D’Assise di Locri. Nel processo sono imputate 14 persone ritenute esponenti delle cosche di San Luca protagonista di una faida che, dopo una serie di omicidi tra cui quello di Maria Strangio, è culminata nell’agosto del 2007 nella strage di Duisburg in Germania. Il collaboratore di giustizia, sentito in videoconferenza da una località protetta, ha riferito di aver appreso in carcere da uno degli esponenti della famiglie della faida, Franco Vottari, dei fatti relativi agli omicidi compiuti a San Luca. «I veri obiettivi della strage di natale – ha detto Marino – erano i fratelli Gianluca e Francesco Nirta e solamente per un errore fu uccisa Maria Strangio. L’agguato di Natale fu deciso a seguito dell’insistenza di Francesco Pelle, detto Ciccio Pakistan, il quale fu vittima di una agguato nel 2006 nel quale rimase ferito e paralizzato alle gambe. Conoscevo la famiglia Vottari perchè nel nostro ambiente erano note in quanto trafficavano in droga». Il collaboratore di giustizia ha inoltre affermato che «nel novembre del 2007, dopo l’operazione Fehida, su richiesta del boss Franco Vottari, battezzai alcuni componenti della sua famiglia che erano stati arrestati e si trovavano detenuti nel carcere di Vibo Valentia, dove mi trovavo anch’io».

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