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Si è svolto ieri nell’Aula Magna dell’Università della Calabria, il seminario della Fondazione Field su Società e Impresa. Numerosi i temi in discussione: dalla coesione e inclusione sociale, ai nuovi modelli di sviluppo sostenibili fino alla competitività e alla cultura d’impresa.
Ad aprire i lavori è stata la consigliera di amministrazione della Field, Anna Nucera che ha sottolineato “la funzione importante dell’ente in house quale strumento di studio e analisi delle dinamiche economiche e sociali nella regione. La Field – ha aggiunto – è diventato punto di riferimento per quanto concerne le politiche del lavoro. Oggi vogliamo ragionare in grande. Il nostro obiettivo è quello di esaminare i fenomeni per poi proporre soluzioni praticabili non solo alla regione, ma anche agli amministratori locali coi quali abbiamo instaurato un rapporto di reciproca collaborazione al fine di rendere la pubblica amministrazione più qualificata ed efficiente. Per perseguire lo sviluppo abbiamo bisogno di politiche incisive e di competitività, ma per competere c’è bisogno – ha concluso Nucera – di strumenti anche culturali.
A fare gli onori di casa, il rettore Giovanni Latorre, che ha portato i saluti dell’Unical, “siamo assolutamente sintonizzati sulla stessa lunghezza d’onda dei promotori di questa importante iniziativa, tesa a sperimentare idee e programmi utili per lo sviluppo del territorio calabrese”.
Secondo il vicepresidente della giunta regionale, Domenico Cersosimo “la coesione e l’inclusione sociale sono diventati ingredienti fondamentali per lo sviluppo. Esiste molta letteratura in tal senso e storicamente è stato acclarato: quanto più intense sono le relazioni umane tanta più fiducia cresce in una comunità locale. E se la fiducia aumenta si abbassano i costi delle transazioni. Quando si riducono i costi degli scambi economici – ha concluso Cersosimo – si aprono nuove opportunità di crescita imprenditoriale e di sviluppo economico. La discussione aperta da Field è importante perché pone l’accento su una questione cruciale per la Calabria e il Mezzogiorno. Sotto questo profilo è molto meritoria l’iniziativa promossa dalla Fondazione in quanto mette al centro della discussione pubblica un tema rilevante per la crescita civile ed economica”.
Interessante anche l’intervento del 26enne studioso alla Oxford di Londra, Emanuele Ferragina, il quale ha parlato di capitale sociale, federalismo e questione meridionale individuando, a suo giudizio, i fattori che hanno impedito la crescita del Mezzogiorno e della Calabria. “Credo che la causa sia nella disconnessione nel tessuto sociale. Il problema parte da lontano – ha aggiunto – e nasce dalla mancanza di infrastrutturazione del territorio e di investimenti pubblici, allargati a molti settori, uno su tutti la rete ferroviaria”.
A giudizio dell’esperto “dopo l’unità nazionale questa mancanza di attenzione ha precluso le possibilità di convergenze tra le regioni più deboli, tra cui la Calabria. Certo, poi ci sono fattori di scarsa competitività, il fattore criminalità e l’illegalità diffusa”.
Altro tema importante per Ferragina è il Federalismo fiscale voluto dalla Lega. “Il nostro Paese – ha detto mostrando le slide – è il più federalizzato dal punto di vista fiscale rispetto ad altri paesi europei, come Germania e Austria. Abbiamo invece bisogno di un federalismo istituzionale che permetta la saldatura di valori quali la solidarietà orizzontale e la rete delle politiche sociali. Nel testo Calderoli, ha evidenziato, sono spariti i riferimenti alla solidarietà e all’inclusione sociale previste dalla bozza Prodi.
Infine, ha evidenziato, con “dati del governo nazionale”, come il divario tra Nord e Sud sia aumentato. “Le relazioni illustrate al seminario – ha detto il giuslavorista, Antonio Viscomi – hanno dimostrato con esemplare chiarezza la centralità di un processo di ricostruzione delle reti e dei legami sociali al fine di assicurare un ambiente ottimale per la crascita economica e civile della Regione. Si tratta di rompere delle incrostazione culturali e istituzionali riportando al centro della scena il concetto di comunità e di bene comune. Per raggiungere questo risultato occorre operare su diversi piani: quello educativo e quello regolativo in particolare.
Il docente alla Bocconi di Milano, Luigino Bruni ha posto l’accento sull’agonismo e competitività: “I popoli che gareggiano consumando – ha detto – sono destinati all’involuzione. Occorre legare l’agonismo al mondo produttivo e del lavoro senza contrapporre la cooperazione alla competizione”. Bruni ha poi concluso rafforzando il concetto “che senza imprenditori non c’è sviluppo” e lanciando l’idea di istituire delle “scuole rivolte ai giovani per l’economia civile”.
Per Bruni in Calabria “esiste un problema di una insufficiente cultura d’impresa e anche di una particolare cultura di mercato che orienta la competizione verso i beni di consumo e non verso la produzione e il lavoro. Si compete con gli altri consumando macchine più grandi e telefonini lussuosi e meno lavorando e producendo di più. Quindi, credo, – ha proseguito Bruni – che un rilancio della grande cultura e tradizione calabrese dovrà passare in un cambiamento della cultura economica che punti meno al consumo vistoso ed effimero, per i quali ci si indebita di più tanto che al sud è aumentato il debito al consumo e non quello alla produzione. Occorre puntare anche di più alla cooperazione con gli altri soggetti economici e alle emulazioni economicamente virtuosi, come impresa, risparmio e innovazione”.

Nel pomeriggio alla tavola rotonda centrata sulla coesione sociale, sono intervenuti il presidente della Regione Agazio Loiero, il vicepresidente della commissione Bilancio della Camera, Bruno Tabacci, l’assessore regionale Mario Maiolo, il vice presidente della Provincia di Cosenza, Mimmo Bevacqua, il presidente di Field, Mario Muzzì, il vicepresidente Francesco Cicione, monsignor Domenico Graziani, della Diocesi di Crotone e l’imprenditrice Pina Amarelli.
“La famiglia è stata al centro delle nostre attenzioni nella programmazione degli interventi sociali”, ha detto Agazio Loiero, rivendicando i meriti della sua azione politica rivolta in particolare “alla famiglia”, verso cui sono state “fatte cose importanti a partire dal Piano casa con cui abbiamo previsto un aiuto concreto alle giovani coppie”.
Presente anche l’assessore Maiolo “in Calabria assumere la complessità della nostra società è un obbligo ma per farlo dobbiamo ricollocare la reale assistenza in quello che deve essere il capitale umano e sociale che si mette in campo per competere”.
Infine Monsignor Graziani, dal canto suo, ha posto l’accento sulla funzione Sociale della Chiesa che nonostante “le intimidazioni” continua a esercitare il suo ruolo a difesa delle fasce più deboli. Della necessità di attivare “virtuosi processi di sviluppo e democratizzazione della società” ha parlato invece Francesco Cicione, mentre Pina Amarelli ha sottolineato l’importanza di un modello di sviluppo competitivo e responsabile.

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