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di LEO AMATO «Bacio cento persone al giorno, ne incontro mille… Non ho mai negato gli incontri con Postiglione… Cossidente era con lui, non l’ho portato io». Gigi Scaglione è combattuto tra due estremi. La notizia che il gip Rocco Pavese ha respinto le richieste del pm nei suoi confronti, da una parte lo solleva, ma dall’altra non lo lascia tranquillo. Non è chiaro quale fosse la misura immaginata dalla procura, nè i presupposti per la sua applicazione. Il codice parla di «fumus» per i reati, e di pericoli nelle more del procedimento: pericolo di fuga, pericolo di inquinamento delle prove, e pericolo di «reiterazione», che sta per quando uno commette la stessa cosa più volte.
Per due anni nelle pagine di cronaca, a proposito dell’inchiesta sul calcio, si era fatto riferimento a un politico senza farne il nome. Postiglione a un certo punto era sembrato sul punto di rivelarne l’identità, e non si è mai capito se fosse una minaccia, o un avvertimento gentile. Di questi tempi non si sa mai. Quello che è certo è che Scaglione è un consigliere regionale molto attivo, e agli inizi di giugno del 2008 sarebbe stato per due ore a colloquio con il suo avvocato dal pm Francesco Basentini. Il verbale di quel lungo interrogatorio è ancora secretato, ma è evidente che il suo racconto è stato preso molto sul serio dal gip. Al telefono non ne vuole parlare, anche perché non potrebbe ancora farlo, ma se le difese degli indagati proporranno ricorso al Tribunale del riesame, come appare quasi scontato, è assai probabile che quell’atto diventi pubblico, e si faccia piena luce su tanti aspetti ancora oscuri di quest’inchiesta. Quello che resta, a detta dello stesso Scaglione, «è tuttalpiù colore». In un comunicato diffuso ai mezzi di informazione nella serata di ieri Scaglione ha richiamato le valutazioni espresse dal giudice Rocco Pavese nell’ordinanza eseguita lunedì mattina. «Ha ritenuto -scrive Scaglione- che i miei incontri (anche in virtù del mio ruolo pubblico) nell’ottica di un ampliamento della compagine societaria del Potenza calcio, nell’ottobre-novembre del 2007, «non siano andati al di là delle mere intenzioni, e in particolare non risultano delle condotte concrete volte ad agevolare il sodalizio».» Scaglione fa notare che «appare strana la connessione» di quei discorsi intercettati in ambientale nell’ufficio del commercialista Aldo Fanizzi, «con un sostegno elettorale alle elezioni del 2008, perchè a quella data non si poteva prevedere quello che sarebbe successo», dato che il governo Prodi è caduto per le dimissioni di Clemente Mastella solo nel gennaio del 2008. Sul sostegno ai Popolari uniti Scaglione fa notare che la loro costituzione sarebbe successiva di qualche mese. Per tutti questi motivi tiene a rimarcare che come espresso dal gip le sue condotte «non hanno un rilievo penale», e conferma la sua fiducia nell’operato della magistratura. «In fondo – scrive in chiusura – sono stato vittima della mia passione per lo sport».

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