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LO ha definito «intrepido parroco», l’unico sacerdote ad essere citato nella lunga prolusione con la quale il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, ha avviato la sessione plenaria dei vescovi. Don Rigobert Elangui nei giorni scorsi è stato protagonista di un’intimidazione a Benestare, nella Locride. La sua auto è stata incendiata e le fiamme hanno lambito anche la canonica nelal quale il sacerdote congolese dormiva.
Per il presidente dei vescovi italiani, è lui l’emblema degli esponenti di Chiesa «impegnati in prima linea» contro la criminalità organizzata. Bagnasco, nella riflessione che tocca i temi dell’etica nazionale, chiama in causa i politici e provoca gli imprenditori, invitandoli ad un patto per rilanciare il Paese, dedica un passaggio anche alla questione della malavita che, dice, «continua a lucrare sulle difficoltà di quelle splendide terre» che si trovano al Sud Italia.
Per le diocesi del meridione, afferma il cardinale, si tratta di continuare «intrepide la loro lotta per la vita, che vuol dire anche cultura della legalità»: è una «missione faticosa e irta di ostacoli, osteggiata dalla malavita». Malavita che, sottolinea il presidente della Cei, «vorrebbe espandere i loro tentacoli nel vissuto del popolo cristiano con le sue tradizioni. Ma incontra presenze ferme e coraggiose». E tra queste, il porporato cita una su tutte: è diocesi di Locri-Gerace, con «il suo pastore» e con «l’intrepido parroco recentemente preso di mira da forze criminali».
A loro e agli altri esponenti della Chiesa che promuove la legalità, Bagnasco esprime «viva ammirazione». E un pensiero lo riserva a don Pino Puglisi, il sacerdote palermitano ucciso dall amafia a Brancaccio, che sabato prossimo sarà beatificato: il primo martire della mafia, ucciso «in odium fidei» dai boss.
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