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«La vendita dei beni immobili confiscati alle mafie è un tradimento ed un regalo ai mafiosi. Un tradimento ai famigliari delle vittime innocenti della mafia». A sostenerlo è Mario Congiusta (in foto), padre di Gianluca, ucciso dalla ‘ndrangheta il 24 maggio del 2005 a Siderno.
«L’emendamento della finanziaria votato a maggioranza dal Senato, che consente la vendita dei beni immobili confiscati alle mafie – ha aggiunto – è molto più grave di un segnale d’allarme. Come ha ricordato don Luigi Ciotti, è tradito l’impegno assunto con il milione di cittadini che nel ’96 firmarono la proposta di legge sull’uso sociale dei beni confiscati alla mafia e la loro ‘restituzione alla collettività’. Sono traditi i tanti famigliari delle vittime innocenti di mafia che dal dolore sono passati ad un impegno quotidiano per il contrasto alle mafie e per la diffusione della cultura della legalità. Sono traditi perchè la vendita di questi beni rappresenta un regalo ai mafiosi che hanno barbaramente assassinato i loro congiunti. È un regalo in quanto si corre, di fatto, il rischio di restituirli alle organizzazioni criminali, capaci di mettere in campo ingegnosi sistemi di intermediari e prestanome e già pronte per riacquistarli».
«Sono traditi infine e non possono non sentirsi tali – ha sostenuto Congiusta – i giovani volontari che sotto con le loro cooperative strappano frutti alle aspre terre confiscate, da Corleone e San Giuseppe Jato alla valle del Marro di Gioia Tauro, dall’altopiano pugliese a Casal di Principe e Castelvolturno, dal basso Lazio alla periferia di Catania, trasformando in beni sociali per tutti il frutto di un crimine di pochi intriso di morte, corruzione, paura.
E con loro le associazioni di volontariato e del terzo settore, che attendono da anni solo di superare le paludi burocratiche per trasformare immobili sequestrati in centri sociali, di assistenza, di cultura».
«Questo – ha concluso Siderno – sarebbe davvero il tradimento più imperdonabile. Per ‘fare cassa’, non si possono intaccare quei pochi diritti essenziali finora conquistati per sostituire legalità e sviluppo al dominio del crimine».

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