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di ADRIANO MOLLO
In una squadra di calcio avrebbe fatto il mediano, nella politica è stato considerato, a torto, un gregario, non un leader. Dopo due anni di silenzio Carlo Guccione si è preso una bella rivincita. Conquista il vessillo di segretario regionale del Pd con la più alta percentuale d’Italia, un dato che apparentemente dovrebbe significare che sul suo nome ci sia stata l’unità di quasi tutto il partito, ma nella realtà si è trovato al posto giusto nel momento giusto (il peggiore per il partito). Carletto doveva essere il primo segretario del Pd, almeno così avevano deciso nell’estate del 2007, Nicola Adamo, Franco Bruno, Mario Oliverio e Franco Laratta a una cena all’hotel San Carlo di Rende. Anche Piero Fassino aveva dato l’ok, ma non avevano fatto i conti con l’ambizione di Marco Minniti che convocò a fine estate i big degli ex Ds e Margherita a casa sua a Reggio per comunicare ufficialmente, dopo averlo detto in un’intervista al Quotidiano, che era disponibile a guidare il Pd nella prima fase solo se tutti erano d’accordo. Quella sera a tavolino si decise che Carletto doveva aspettare e tornare in panchina. L’unico a difenderlo fino alla fine fu Peppe Bova che dal primo momento avversò il progetto “Veltroniano” e subì la scelta di Minniti. Guccione, ritirò la sua candidatura in un’assemblea infuocata a Crotone che sancì, con la mediazione di Mario Oliverio e Agazio Loiero, l’accordo unitario alla segreteria regionale con Minniti segretario, dando il via alla prima conta interna. Un accordo che durò il tempo di una stagione con le tribù del Pd libere di fare mille capriole, eccetto Peppe Bova concentrato a preparare la rivincita. Da quel giorno di Crotone Guccione si ritirò sull’Aventino e divenne testa di ponte, nel casentino, del movimento di Bova “ A testa Alta”. Poi, quando Adamo e Bruno, tentarono di mettere in discussione la ricandidatura di Oliverio, fece la sua piccola parte per difendere il presidente, evitando la trappola della contesa tra Adamo e Oliverio. A quel punto c’era da convincere solo Loiero, ma il gioco è stato semplice: il presidente dopo i ripetuti attacchi del capogruppo Adamo, strategicamente si è messo sottocoperta, accettando di dare vita al triunvirato con Oliverio e Bova che ha preso il controllo del partito. E’ da qui che inizia la gestione del Pd del “mediano” Guccione che dovrà tenere testa a personalità molto forti. I dati dicono che l’assemblea regionale è composta per il 35% dal gruppo di Bova (Rc), Oliverio (Cs), Sulla (Kr), Borrello (Vibo); per il 31% dal gruppo di Loiero e per il 10,75% dalla lista di Letta “Noi Democratici”, costruita da Mario Maiolo che a Crotone e Vibo ha imbarcato pezzi importanti degli ex Ds come Giuseppe Corigliano e Brunello Censore. All’opposizione la mozione Franceschini con il 18%. E’ con questi numeri che Guccione dovrà gestire il partito in una fase complicata, dove la tattica ha prevalso sulla politica. Dove le alleanze spesso sono state più strategiche che politiche. Il primo compito del neoeletto segretario è costruire le primarie di coalizione per scegliere il candidato alla presidenza della Regione: un banco di prova per la maggioranza che lo ha votato. Loiero ha già detto che si candiderà, Bova ha annunciato che se non ci saranno altre candidature lui sarà della partita “perché ai calabresi va sempre data la possibilità di scegliere”. A sinistra annunciano candidature, ma anche in questo caso si tratterebbe di pre-tattica. Poi c’è il nodo delle alleanze e qui la questione diventa più delicata. Senza l’Udc, vincere per il centrosinistra sarà più complicato. Bova, così come Adamo e Oliverio, lavorano per costruire un’alleanza nuova tra Pd e Udc coinvolgendo tutto le forze riformiste e di governo della sinistra, con la consapevolezza che Idv ha già preso una strada e difficilmente tornerà indietro. Loiero, invece, guarda più a sinistra che al centro, non accetta veti, ma è disposto a sedersi a un tavolo a parlare con tutti. Venerdì e sabato si riunisce a Caposuvero il conclave dell’Udc alla presenza di Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa. Parlare di alleanze per loro sarà troppo presto, “rinnovamento della classe dirigente” sarà una delle parole d’ordine, ma difficilmente si farà il nome di Loiero. Per il presidente uscente la “questione Udc” sta diventando un incubo, vuole ricostruire l’alleanza del 2005 con la variante dell’Mpa di Lombardo. In un’intervista ha detto che se è vero che senza l’Udc non si vince, è altrettanto vero che senza di lui si perde. Una minaccia? Forse. Tutto questo a Guccione fa venire i brividi, mai immaginava che un campionato iniziato con in campo due fuoriclasse come Loiero e Adamo, potesse finire con un lui mediano costretto a fare il centravanti.

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