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«Le biblioteche della Calabria devono diventare sempre di più punti di riferimento insostituibili, erogatrici di un servizio culturale diffuso, in grado di far incrociare la domanda di conoscenza e di informazione presente nella nostra società con i cambiamenti in atto. Non più strutture polverose, ma innovative e dense di appeal, capaci di accogliere l’utente in maniera diversa, più moderna e fuori dagli schemi». Lo ha affermato il vicepresidente della Giunta regionale Domenico Cersosimo nel concludere a Lamezia Terme, presso il Grand Hotel Lamezia, i lavori della giornata inaugurale del corso di aggiornamento professionale degli addetti ai servizi delle biblioteche pubbliche calabresi, promosso ed organizzato dal Dipartimento 11 della Regione Calabria, in collaborazione con i sistemi bibliotecari di Vibo Valentia, dell’Esaro, Silano e dello Ionio. «La Regione Calabria – ha aggiunto Cersosimo – sta proseguendo nella realizzazione del disegno, già avviato da tempo, di messa in rete delle biblioteche esistenti che ha prodotto la nascita di un Sistema bibliotecario regionale, l’istituzione di 12 mediateche, il potenziamento e l’ammodernamento delle raccolte documentali. Questo Sistema ha collegato tra loro le principali Biblioteche esistenti sul territorio, ma dovrà tendere ad un interconnessione definitiva di tutte le strutture. L’obiettivo che ci prefiggiamo è quello di collegare tra loro le biblioteche, le mediateche, i musei, i teatri ed i centri culturali e di favorire la loro messa in rete anche con le istituzioni scolastiche. È di tutta evidenza che per raggiungere questi risultati c’è bisogno di far crescere professionalmente gli addetti ai servizi bibliotecari ed il corso che è stato organizzato ha proprio questa finalità». Il corso di aggiornamento professionale degli addetti ai servizi delle biblioteche pubbliche calabresi – informa una nota dell’ufficio stampa della Giunta regionale – avrà una durata di 150 ore. Alla giornata inaugurale di Lamezia Terme hanno preso parte circa 150 operatori, un’adesione che conferma la vivacità di un comparto poco appariscente, ma indispensabile e fortemente impegnato a favorire il pubblico accesso alla lettura, ai servizi informativi, alle moderne tecnologie e ai nuovi linguaggi della comunicazione. Le attività del corso, che si svilupperanno in sei sedi (Lamezia Terme, Vibo Valentia, Reggio Calabria, Bovalino, San Marco Argentano e san Giovanni in Fiore), hanno avuto inizio con un seminario unitario tenuto da Antonella Agnoli, tra i maggiori esperti nel settore dell’organizzazione dei servizi bibliotecari. La Agnoli, che ha prestato la sua consulenza nella progettazione delle più innovative biblioteche del panorama bibliotecario italiano ed europeo, per far fronte alla crisi delle biblioteche tradizionali, si è soffermata sulla necessità di una forte rivoluzione organizzativa per le biblioteche e le mediateche della Calabria, che possa trasformarle da luoghi poco frequentati, come solitamente appaiono, in nuove piazze del sapere per tutti i cittadini. Luoghi aperti anche la sera e nei giorni festivi durante i quali in particolare i giovani, possano avere un approccio più partecipativo con il libro e la lettura, ma anche con le attività culturali nel loro insieme. Alla giornata inaugurale del corso hanno partecipato, oltre al vicepresidente Cersosimo, la dirigente generale del Dipartimento Laura Mancuso, il dirigente del settore cultura Armando Pagliaro ed il responsabile organizzativo del corso di aggiornamento Giacinto Gaetano. «Occorre – ha sottolineato Laura Mancuso – far ritrovare alle Biblioteche il loro appeal. Le Biblioteche hanno una funzione decisiva come luoghi di cultura e di stimolo per la crescita del pensiero critico, ma per continuare a svolgere questo ruolo hanno bisogno dell’attivazione di meccanismi attrattivi che le sottraggano ai rischi di un’oblìo ai quali sono oggi più esposte in tempo di globalizzazione diffusa. Attraverso la formazione e il trasferimento di nuove motivazioni agli operatori culturali – ha detto infine Mancuso – esse potranno continuare ad essere veri e propri presìdi culturali da restituire alla collettività in una nuova veste che tenga conto della qualità e della modernità degli spazi e delle attrezzature».

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