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di Vito De Filippo
Chi volesse indagare la vicenda complessiva della Basilicata, perfino muovendo il suo giudizio da un terreno squisitamente politico, non potrebbe non considerare la sua straordinaria prova di resistenza e di coraggio che ha saputo lanciare ad un tempo così ingiusto e complicato come quello che sta vivendo l’Italia ed il Mezzogiorno.
E’ la Svimez, che più d’ogni altra agenzia s’incarica dello stato di salute del nostro Sud, a segnalarci questa sostanziale tenuta della Basilicata ed un suo impatto minore all’urto recessivo, almeno rispetto ad altre aree del Paese. Eppure tutto questo potrebbe anche non bastare. La linea di crisi è ampia e colpisce territori, diritti, redditi. E nonostante lo sforzo massimo assunto nelle finanziarie regionali con programmi strategici su competitività, tutela sociale e coesione territoriale, c’è bisogno che lo Stato faccia fino in fondo la sua parte, entrando positivamente nelle questioni irrisolte del Sud che riguardano più da vicino le grandi opere pubbliche, le ferrovie, gli investimenti e lo sviluppo.
La Basilicata ha già conosciuto le incursioni meridionaliste di Zanardelli e De Gasperi con cui ha saputo rivendicare uno spazio maggiore di attenzione, dinnanzi agli abbandoni colpevoli della storia e, sono sicuro, che l’autorevole visita del Presidente Napolitano avvenga proprio in continuità con questo straordinario carico d’idee e di sollecitazioni con cui il meridionalismo riformista e democratico ha saputo svegliare la coscienza indolente dello Stato ad occuparsi di più del futuro del nostro Mezzogiorno.

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