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di Francesco Menonna

UNA BUFALA d’estate? Uno scherzo di Carnevale postdatato? Un pesce d’aprile che giunge con quattro mesi di ritardo? Potrebbero essere queste le sensazioni e le domande che gli addetti ai lavori della classe arbitrale della Fip si sono posti durante le ultime ore. Sul sito internet della Gazzetta dello Sport, infatti è apparsa una notizia che ai più potrebbe apparire assurda e incredibile viste le tendenze informatiche e il miglioramento dei rapporti personali anche tramite internet. Una direttiva della Cia (Commissione Italiana Arbitri) minaccia sanzioni ai propri tesserati iscritti ai social network o mailing list, vedi Facebook. Subito è montata la protesta con una levata di scudi generale che ha coinvolto l’intero movimento della pallacanestro. Le reazioni non si sono fatte attendere. La decisione prende spunto da un antefatto, che risale al 25 agosto quando sono state diramate a firma del presidente Cia nazionale, Luciano Tola, le norme di comportamento per la stagione 2009/2010 destinate ad arbitri, ufficiali di campo, commissari e istruttori. Tra i numerosi punti del regolamento ce n’era uno in cui si faceva assoluto divieto alle categorie citate di “rilasciare dichiarazioni in luogo pubblico, anche a mezzo e-mail o propri siti internet, di partecipare a discussioni di gruppi come quelli di ultima generazione, appunto facebook e di prendere parte a mailing list, blog, forum o simili, e tantomeno di esprimere giudizi sull’operato dei colleghi e di qualsiasi altro tesserato, della Fip nazionale, salvo espressa autorizzazione del presidente Cia. Un vero e proprio attacco alla libertà personale. Le differenze tra arbitro e professionista sono evidenti. Come si può infatti, negare ad una giacchetta grigia di esprimere giudizi liberamente su altre questioni riguardanti, ad esempio la politica, la moda, il gossip e l’economia spicciola? Una questione che potrebbe suscitare non poche reazioni e commenti di varia natura, non ultima una levata di scudi sulla chiusura telematica dettata dal Cia nazionale. Se è vero che proprio sulle pagine internet del giornale milanese il presidente Tola ha parlato di vicende legate a baskettopoli, è altrettanto vero il contrario. Così facendo potrebbe cambiare persino lo stile di vita degli arbitri sparsi sul territorio nazionale. Pensiamo a chi viaggia all’estero per lavoro e ha come mezzo di comunicazione e business proprio internet e i social forum. Interpellato in tal senso, il presidente della Commissione regionale di Basilicata degli arbitri, Donato Macrifugi ha inteso rimarcare quanto segue: “Ci atteniamo alle decisioni nazionali. Non penso possano essere così categoriche e intransigenti. La Cia ha inteso chiudere la possibilità ai tesserati di rilasciare dichiarazioni alla stampa. Tutto potrebbe cambiare in pochi giorni”. Comportamento rigoroso sì ma i paradossi fanno male. Il presidente provinciale di Potenza della medesima commissione, Ernesto Giuliano ha dichiarato: “Sul tema non mi esprimo, alla fine si vedrà. Sono utente di facebook e penso di poter usufruire del servizio fino a domani (oggi ndr)”. Facebook no, facebook si. La battaglia dei fischietti sotto canestro è solo alle prime battute e, forse ai primi tic tac delle tastiere dei computer.

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