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di FABIO AMENDOLARA
Dicono che sia un giudice d’assalto, quasi come il collega Henry John Woodcock. Dicono anche che in procura a Potenza prenderà il suo posto. Un napoletano va via e un altro arriva. Woodcock ha ottenuto una proroga. Rimarrà a Potenza fino al 30 settembre. Sergio Marotta, ex giudice per le indagini preliminari a Napoli, arriverà nei prossimi giorni. Oltre che l’indole agguerrita e la provenienza hanno una terza caratteristica in comune: hanno avuto a che fare con l’ex guardasigilli Clemente Mastella da Ceppaloni. Woodcock ha captato le sue telefonate. Marotta deve giudicarlo per le accuse che gli muove la procura di Santa Maria Capua Vetere. Woodcok è stato attaccato dal ministro pubblicamente. Marotta avrebbe subito pressioni da una sua collega originaria di Ceppaloni. La notizia è stata pubblicata dal Mattino. «L’accusa è pesante – si legge nel servizio – e di fronte al sospetto che contiene non poteva che determinare l’avvio immediato di un’inchiesta che è stata già trasmessa, per competenza, alla procura di Roma. Un magistrato in servizio all’Ufficio Gip di Napoli sostiene di essere stato contattato da una collega che gli avrebbe chiesto di prosciogliere Clemente Mastella». L’esposto finito in Procura e al Consiglio superiore della magistratura ricostruisce i fatti, partendo dall’incontro avuto con una collega del Tribunale che gli avrebbe esplicitamente chiesto di usare un occhio di riguardo per l’ex ministro della Giustizia, imputato nel processo sull’Udeur, che vede coinvolta anche la moglie Sandra Lonardo. Il messaggio: usare un atteggiamento morbido, se non addirittura di favore, per l’imputato Mastella, in cambio di favori al Consiglio superiore della magistratura. Stupito per la richiesta, Marotta torna nel suo ufficio al quindicesimo piano della Torre “B”. Prende carta e penna e scrive al capo dell’ufficio e al presidente del Tribunale. C’è anche un altro retroscena, che vede protagonista ancora il gip Marotta: il giudice è infatti sotto tutela. Ha di recente denunciato il danneggiamento dell’asse delle ruote della sua vettura, che ha provocato un incidente nel quale è rimasto fortunatamente illeso; poi, pochi giorni dopo, il magistrato ha trovato squartate le ruote della propria auto, parcheggiata davanti al tribunale. Episodi probabilmente non collegati. «Se sono rimasto turbato? Per nulla. Amareggiato sì, perché l’episodio proveniva da una collega, un magistrato come me. Ma anche offeso perché sono una persona che non si fa condizionare», dice Marotta. Ma non è per questo episodio che lascia Napoli. Spiega: «Non vado via certo per queste vicende. Desideravo fare un’esperienza diversa, da pubblico ministero, tutto qua». E’ preoccupato? «No. Sono in magistratura dal 1986 e sono rimasto sempre al riparo dai riflettori. Ho scelto di fare il giudice in luoghi dove avrei potuto occuparmi di processi di criminalità organizzata ed è quello che ho fatto. Questa vicenda non mi preoccupa come non mi hanno preoccupato le intimidazioni che ho ricevuto mesi fa. Ma ripeto, queste cose non mi turbano, anche perché mi è capitato di peggio: quando ero giudice a Torre Annunziata e stavo celebrando un processo al clan camorristico dei Gionta, si presentarono delle persone all’asilo frequentato dalle mie figlie dicendo di essere familiari che erano andati a prenderle. Se non mi sono spaventato quel giorno, non mi spavento più».

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