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di LUCIANO CONTE
“Proprio perché ritengo che sia importante che i cittadini non perdano fiducia nel progetto europeo, intendo favorire con un gesto di responsabilità la definizione da parte del gruppo Ppe della candidatura popolare al ruolo di Presidente del Parlamento europeo. Costringere al voto il gruppo significherebbe produrre una inutile e disdicevole spaccatura che avrebbe come conseguenza arrivare divisi alla fase costitutiva della legislatura (il 14 luglio prossimo): quella in cui bisogna indicare con chiarezza gli obiettivi politici nell’interesse dei cittadini europei. D’accordo con i vertici del mio partito(Pdl) e del gruppo Ppe abbiamo deciso di ritirare la mia candidatura.” Con questo comunicato Mario Mauro ha inteso rinunciare di correre per la Presidenza del Parlamento europeo, pur nelle indicazioni della vigilia elettorale e dopo un appello del Presidente del gruppo Ppe ,Joseph Daul a Silvio Berlusconi. Una rinuncia che dimostra il senso di responsabilità dell’onorevole Mauro, ma che lascia una profonda delusione per come è stata gestita tutta la vicenda e che non può non accompagnarsi a una valutazione negativa dell’operato del Governo italiano nella considerazione dei rapporti internazionali ,che sono alla base dei riconoscimenti legittimi dei diversi governi. Eppure le condizioni per essere l’Italia favorita nella corsa alla Presidenza c’erano tutte: dal risultato del voto europeo (il 70% circa dei voti alle elezioni) alla scarsa considerazione cha ha la Polonia dell’Europa (22% circa dei voti espressi) dal convinto europeismo italiano allo scarso europeismo di chi si vede attribuita la presidenza, con l’elezione sicura dell’ex primo ministro polacco, Jerzy Buzek. Una delusione che è una sconfitta della diplomazia italiana, per non aver avuto riconosciuto il ruolo che l’Italia ha e ha avuto nella costruzione dell’ideale europeo (De Gasperi, Spinelli e attualmente il presidente della Repubblica ,Giorgio Napolitano) e per l’attaccamento ai valori di una Europa responsabile e solidale. Come può una semplice telefonata a Silvio Berlusconi da parte di Joseph Daul far ritirare la candidatura autorevole e prestigiosa, per come viene riconosciuto, di Mario Mauro? Evidentemente il nostro consenso in politica estera non gode di autorevole prestigio o qualche compromesso accettato ha, comunque, vanificato una legittima aspettativa; né è sufficiente la magra consolazione del riconoscimento sottoscritto dal Presidente del gruppo Ppe, Daul ,il quale sottolinea “quanto gli europei siano debitori all’Italia, paese fondatore dell’Unione”, ringraziando il popolo italiano “ per il forte sostegno manifestato in favore della costruzione europea”. Resta l’onestà politica di Mario Mauro: «se il desiderio di soddisfare l’ambizione personale prendesse il sopravvento sullo spirito di servizio dimenticherei le ragioni del mio lavoro e di una fede che mi ha sempre educato alle ragioni degli altri. Lasciare il passo alla candidatura di Buzek è quindi un modo per contribuire responsabilmente al ruolo che i Popolari europei devono avere perché la politica e il progetto europeo, in particolare, vengano percepiti come tensione al bene comune e amore al destino dei nostri popoli». Alla prossima, se ci sarà una prossima volta.
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