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di PARIDE LEPORACE
Riportiamo parte delle motivazioni che il pm di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha posto alla base della richiesta di archiviazione di quasi tutti gl indagati di Toghe lucane ereditata da De Magistris. Il capitolo è quello della Banca del Materano.
Distinguendoci da chi si è attestato sul fronte del “no i lucani non possono averlo fatto” ma evitando anche di reggere il moccolo a chi si è attribuito un ruolo da tribuno pur essendo parte in causa della delicata questione.
Un procedimento giudiziario colossale che se viene cliccato su Google produce ben 27000 voci sulla rete di Internet che ne ha diffuso molta notorietà.
Il compito principale del giornalista è divulgare notizie. Certe e autentiche. Come sono state quelle dell’inchiesta condotta dal pm De Magistris. Bene per un giornale è diffonderle prima della concorrenza, ci è stato insegnato quando eravamo garzoni di redazione. E il Quotidiano è stato lieto di farlo anche per alcune richieste di archiviazione come quelle di Cannizzaro e Genovese.
E continua a farlo nel numero di oggi con alcune delle motivazioni scritte dal nuovo pm Vincenzo Capomolla in merito ad altre nove posizioni.
E’ giusto aggiungere che gli stralci che giungono da Catanzaro sono diffusi anche da Nicola Piccenna. Combattivo mediattivista che non ha mai nascosto di ricoprire un ruolo diretto in questa intricata vicenda. Egli è parte offesa del procedimento. A vario titolo ha avuto rapporti diretti con molti indagati. E’stato a sua volta indagato in altri procedimenti e intercettato in diverse inchieste lucane. Tra l’altro, oggi apprendiamo anche che cita come testimone a suo favore nel processo Anthill a Matera dove lui è imputato, l’ex pm Luigi De Magistris. Sono queste alcune delle tare che hanno fatto sì che Toghe lucane
nascesse come processo sbilenco, a mio parere. Eppure in Basilicata una parte dell’opinione pubblica è convinta che questo procedimento ha tutte la carte in regola per mettere alla sbarra il presunto comitato d’affari che avrebbe governato illecitamente politica, giustizia e affari della nostra regione. Con sincerità cristallina, l’unico che al momento ci ha messo la faccia e le parole (fatto salvo Piccenna per i suoi interessi diretti) è stato don Marcello Cozzi. Che ha messo in dubbio l’operato del nuovo pm Vincenzo Capomolla. Si è trattato di breve dichiarazione al nostro cronista. Non molto approfondita, in verità. Un’opinione. Per quel che è dato a noi sapere il magistrato Capomolla è molto serio e dotato di uno spiccato senso del dovere.Un pmche smentisce il luogo comune della casta togata. Per esempio pur essendo gravemente infortunato ad un tallone per una partita di calcetto, l’inquirente in questi giorni viene prelevato dalla scorta per farsi condurre in procura a lavorare. Vincenzo Capomolla ha un passato da gip e da giudicante. Ha fama di garantista. Applica il codice in punta di diritto e di fatto. E questa una connotazione che non piace a coloro che sono tifosi della sentenza precostituita. Il caso Carnevale fece scuola tra coloro che lo hanno visto alla Suprema Corte recitare il ruolo di “ammazzasentenze”. Eppure ho conosciuto fior di democratici che mi hanno testimoniato il valore in punta di diritto e di fatto di quelle motivazioni.
Oggi Piccenna che ha ricevuto le carte delle richieste di archiviazione scrive con la sua penna intinta nel curaro che il faldone di Toghe lucane ben alimentato dal suo originario esposto è stato oggi dissezionato per capi d’imputazione. Il nucleo investigativo di De Magistris ha lavorato per il quadro d’insieme. Capomolla ha seguito un orientamento completamente diverso. Non sono un giurista ma da cronista ho visto naufragare molti maxiprocedimenti. Il maxiprocesso a Cosa Nostra istruito da Falcone e Borsellino doveva essere una sorta di eccezione è diventatoinvece modello sbagliato per troppa giurisprudenza emergenziale di ogni specie. Nutro per mia cultura diffidenza per il reato associativo di ogni natura e mi conforta il giudice che sta al fatto e alla singola ipotesi di reato. Continuo a leggere e decodificare la prosa giudiziaria per i miei lettori con sguardo terzo. Per non diventare un cretino moderno. L’ultimo fascicolo disponibile che chiede di archiviare le posizioni dei magistrati Iside Granese, Vincenzo Tufano, Giuseppe Chieco, Rosa Bia, del sindaco Buccico edi altri indagati contiene notizie e deduzioni del magistrato che motivando ci aiutano a capire perché l’inchiesta sta franando. L’armada colpevolista del “senza se e senza ma”dovrà riflettere criticamente su quelle pagine. Piccenna è parte offesa. Ma è stato anche in rapporti di affari con Attilio Caruso, ex presidente della Banca Popolare del Materano. Affari finiti male per Piccenna. Diventato parte offesa e presunta vittima di un complotto ordito nei confronti del suo mancato successo imprenditoriale. Il fallimento di Anthill avrebbe trovato magistrati pregiudizialmente avversi nella richiesta di giustizia avanzata da Piccenna che ha opposto diverse ricusazioni nel tribunale di Matera. Capomolla ha analizzato pazientamente quei provvedimenti e non ha riscontrato “violazione di legge”. Piccenna lamenta alterazioni nell’indicazione delle somme del fallimento e Capomolla scrive che il dato è “assolutamente ininfluente rispetto alla correttezza della procedura fallimentare stessa”. Piccenna nella sua battaglia ha prodotto indizi che giustificavano inchieste e approfondimenti.
Chi ha ricevuto quelle denunce non poteva ignorare. Piccenna ha fornito a De Magistris informazioni su condizioni di mutuo, finanziamenti, colloqui. Sono state ordinate perquisizioni nel corso delle quali sono state acquisiti numeri di telefoni e agende. Disposte perizie. Ogni singolo elemento può essere valutato da visioni opposte. Mi sembra esemplificativo per esempio il dato degli elenchi della massoneria tratti da Internet dove Piccenna legge che Cannizzaro, Labriola, Maruggi “vanno in sonno” negli anni 96-97 “. Cioè escono dall’obbedienza massonica. Informazione fornita a Catanzaro aggiungendo che quell’andata in sonno in realtà “nascondesse una costituzione di un ulteriore raggruppamento che rispetto alle logge ufficiali risulta in sonno però è molto attivo rispetto a logge non ufficiali”. Questa era l’impressione che si ricavava nella prosa di De Magistris. Capomolla invece scrive che “non può essere riconosciuto, inoltre, alcun significato dimostrativo in ordine all’ipotesi di reato in esame, per la sua natura congetturale, al riferimento del Piccenna circa la presenza negli elenchi della Massoneria-elenco dei Massoni Italiani di Cannizzaro, Maruggi e Labriola”. Un solo esempio tra migliaia. Essere massoni in sonno è una prova? Per un pm sì, per un altro no. Per verifica giornalistica vi aggiungo che il sonno dei tre autorevoli fra massoni lucani è antecedente alle date trovate su Internet da Piccenna. Ecco perché Toghe lucane è un pasticciaccio di gaddiana attualità. Iside Granese è stata indicata dall’accusa giudiziaria e dalle testimonianze di Piccenna come sodale del presidente del Banco popolare del Matera. Forte della richiesta di archiviazione di Capomolla, che non ha trovato nulla di illecito in una richiesta di mutuo concesso a cifre vantaggiose, oggi può dichiarare a Panorama che l’avversario di Piccenna lo aveva visto poche volte in manifestazioni ufficiali e il magistrato in pensione annuncia battaglie risarcitorie. In Toghe lucane il bianco e il nero si confondono nelle strette stanze del Potere lucano. I protagonisti accapigliandosi spesso come i capponi di Renzo hanno creato questo garbuglio iudiziario. Che per esempio ci impedisce di contestare un rogetto come quello di Marinagri da un punto di vista politico, sociale ed ecologico (come sarebbe stato appropriato e giusto) essendo diventato soltanto questione di avvocati e tribunali. La politica locale per il momento tace. C’è ancora molto da studiare, da capire, da verificare su “Toghe lucane”. Continueremo a farlo. Sulla base delle risultanze non è escluso che potremmo cambiare opinione. Perché fratello gemello del cretino moderno descritto da Musil è anche chi resta ostinatamente sempre sulla stessa posizione.
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