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di CHIARA SPAGNOLO
www.turiscalabria.it: la nuova frontiera del turismo calabrese inizia da questo indirizzo. Digitandolo ci si trova davanti il paradiso dell’aspirante turista pronto a partire per la Calabria: il nulla. Una pagina bianca. Una mancata connessione al server di riferimento, forse una pagina cancellata, un sito che non esiste più, nonostante la sua nascita sia costata un milione e trecentomila euro e la sua vita sia durata appena un anno e mezzo.
Certo, una pagina bianca non è il biglietto da visita ideale per l’assessorato regionale al Turismo nell’imminenza di una stagione estiva che quest’anno, grazie ad un miracoloso anticipo di bel tempo, potrebbe essere più lunga e produttiva del solito. Potrebbe, appunto. Potrebbe se il mare fosse pulito, se i servizi offerti ai vacanzieri fossero adeguati, se i viaggi per raggiungere le località più rinomate non fossero il solito infernale tour tra autostrade ad una corsia e statali della morte. Potrebbe se anche le istituzioni si mettessero d’impegno, concretizzando una strategia seria e a lunga durata e non arrivando all’estate, per l’ennesima volta, impreparate.
Non presentandosi al 29 maggio senza l’ombra di un sito istituzionale della Regione e del competente assessorato al Turismo. Una carenza non da poco, che certo non è compensata dalle decine di siti allestiti da amministrazioni provinciali e comunali, proloco, gal e associazioni di categoria, e che risulta ancora più paradossale alla luce della cifra che, neppure due anni fa, la Regione sborsò per la creazione di Turiscalabria.
All’epoca il referente regionale del Turismo era Nicola Adamo (nella foto) e fu proprio lui a presentare in pompa magna in nuovo portale, realizzato per il 90% con i fondi del ministero per le Attività produttive e per il restante 10% con finanziamenti regionali. «L’obiettivo – spiegò Adamo il 20 novembre 2007 – era riuscire ad andare oltre lo stereotipo del sole e del mare, mettendo in vetrina su internet il meglio di una regione capace di offrire
bellezze naturali, culturali e archeologiche».
Il portale, nelle intenzioni manifestate in conferenza stampa, avrebbe dovuto essere la “porta d’accesso” del resto del Mondo alla Calabria. Ma solo nelle intenzioni. Nella realtà è stato qualcosa di molto diverso. Forse un grande bluff, di certo un argomento controverso di discussione tra gli operatori turistici calabresi, che da quel portale non hanno mai ottenuto alcun vantaggio.
Stando agli accesi confronti che, subito dopo la presentazione si aprirono su vari blog, infatti, il portale aveva diverse pecche, a partire dalla mancata conformità alle specifiche del W3C (World wide web consortium)) l’organizzazione internazionale che redige gli standard riguardanti il web e le linee guida da seguire per la realizzazione di siti accessibili e usabili, passando per una serie di genericità relative agli itinerari enogastronomici o alle modalità da seguire per arrivare in Calabria, e finendo alla mancanza di un servizio di booking on line, che consentisse la prenotazione di pacchetti vacanza, la verifica della disponibilità nelle strutture ricettive, il confronto dei costi e dei servizi.
Sostanzialmente il portale era una scatola vuota. Che produceva risultati del tutto sproporzionati rispetto all’enorme quantità di soldi pubblici spesi per battezzarlo. 1.366.899 euro, per l’esattezza, il costo dell’appalto, aggiudicato alla Alos Comunication Srl, capogruppo dell’Ati costituita con la Acrobats soc. coop. – Estrocal Srl – Mercury srl, così come spiegato sul supplemento straordinario del Burc del 16 febbraio 2006. Il progetto, in realtà partì molto tempo prima grazie ad un bando ministeriale del 2003, che coinvolgeva Calabria e Basilicata, ma si concretizzò soltanto a fine 2007.
Nel novembre, per l’esattezza, quando l’Ati affidataria si impegnò a costituire una redazione permanente, responsabile del reperimento delle informazioni e del costante aggiornamento del sito, a fornire l’analisi e la mappatura delle attività turistiche della regione, a contattare gli operatori turistici sottoponendo loro interviste e questionari.
Inoltre l’Alos comunication si impegnò a registrare e mantenere, per almeno due anni, il dominio web prescelto. Considerato che l’operazione andò in porto nel novembre 2007, è facile calcolare che due anni non sono ancora trascorsi.
E che l’impegno preso dalla società affidataria con la Regione è ancora valido. Ovvero che il portale dovrebbe essere attivo, con tanto di redazione che lo aggiorna costantemente per fornire ai potenziali turisti quante più informazioni possibile. L’indirizzo www.turiscalabria.it, invece, rimanda ad una pagina bianca. Il turismo, in fondo allo Stivale, si fa così. Lasciando tutto all’immaginazione degli aspiranti viaggiatori. Con buona pace di quel milione e trecentomila euro spesi per allestire il portale che doveva essere la porta d’accesso del Mondo alla Calabria.
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