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di ALESSANDRO CHIAPPETTA
Se anche l’occhio vuole la sua parte, dopo un intero campionato fa un certo effetto vedere, in fondo alla classifica, che la Reggina non è più ultima. La sostanza delle cose non è che sia cambiata di molto, ma l’impressione, da qualche settimana ormai, è che la squadra di Orlandi si sia messa a giocare con la tranquillità di chi non ha più nulla da perdere.
La danno già retrocessa da mesi, questa Reggina, presa a schiaffi da una stagione nella quale le contraddizioni non sono mancate e abbandonata a un destino al quale sembrano voler disperatamente credere solo Foti e Orlandi.
Il ritornello è stato sempre lo stesso e non è cambiato nemmeno ieri: alla salvezza ci crediamo, mandato in loop nonostante le amarezze, le sconfitte e i pareggini che poca classifica hanno fatto e l’incredulità di tanti che dall’alto del pulpito del bar avevano sancito la serie B già mesi fa. Facendo il punto: adesso il Lecce è dietro, il Bologna è a tre punti e il Torino a quattro. Peccato, ieri hanno vinto tutte e due e non ci voleva. Adesso bisogna giocare all’Olimpico contro la Lazio e in casa contro il Siena.
Bisogna fare sei punti sperando che le altre balbettino. E’ difficile, troppo difficile. Ma se non si ha nulla da perdere forse le cose vengono più facili e l’obiettivo che ti sei posto ti sembra ad un tratto molto più vicino di quello
che pensavi. Arrivano i gol e le vittorie e vuoi vedere che magari, anche questa volta, avrà ragione Foti? Anche perchè il calcio non smette mai di contraddire se stesso e spesso da un giorno all’altro. A Catanzaro, a gennaio, avevano preso Falomi, un attaccante per tentare l’assalto decisivo al primo posto.
Gol segnati: zero ed etichetta di delusione dell’anno. Fino a ieri. Doppietta all’Isola Liri, voti alti in pagella e riflettori meritati in vista dei play off. Sì. Quando si è toccato il fondo, si può solo risalire.

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