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Inizia ufficialmente il lavoro di ricerca delle spoglie di Gioacchino Murat. A tal fine è stato costituto il comitato tecnico – scientifico che avrà il compito di promuovere, preparare ed attuare tutto ciò che sia necessario. Giacchino Murat dopo la fucilazione, avvenuta a Pizzo Calabro, fu sepolto nella Chiesa di San Giorgio al fine di effettuare una analisi comparativa del Dna dei resti con quello degli attuali discendenti diretti del Re, i quali più volte hanno dichiarato la loro disponibilità a sottoporsi a tale esame. Le ricerche si presentono ardue ma non difficili. Il comitato dovrà far fronte ad una serie di difficoltà tecniche: la prima la individuazione dei resti. Aspetto arduo ma risolvibile dal momento che antropologicamente i resti di Murat possono essere facilmente identificati una volta entrati nella fossa dove è stato sepolto dopo la fucilazione. Gioacchino Murat era alto circa un metro e ottanta. Un dato questo che sul piano antropologico potrà aiutare i ricercatori, perchè in quella epoca l’altezza media di un individuo non superava il metro e sessanta. Il primo dato da superare è quello della indagine geofisica. Aspetto che potrà essere superato con l’aiuto tecnico della Rodeco, la quale attraverso l’uso di tecniche non invasive e non distruttive compierà un’indagine geofisica mediante tecnologica georadar nel sottosuolo della Chiesa di San Giorgio alla scopo di effettuare una mappatura della parte sottostante il pavimento. L’apparato strumentale è formato da trasmettitori e da trasduttori che costituiscono il complesso delle antenne le quali coprono una superficie di indagine di 180 cm con un massimo di 7 canali. Il progetto è interamente finanziato dal comune di Pizzo che ha accolto un progetto presentato dall’associazione «Gioacchino Murat» di Pizzo. La comparazione del Dna sarà affidata i carabinieri del Ris di Messina Individuare e riportare alla luce i resti di Murat è una idea che il sindaco Nicotra.

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