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«DISPOSITIVI digitali» sempre più diffusi, ma il libro, in Calabria, non scompare. In due terzi delle case calabresi c’è un computer connesso alla rete, l’88% dei ragazzi possiede un pc, percentuale che sale al 90% tra gli studenti delle superiori. È quanto emerge da una ricerca del Censis sui nativi digitali e l’impatto delle nuove tecnologie sui sistemi di apprendimento promossa dalla Regione Calabria e presentata oggi a Roma. «Ma per la maggioranza degli studenti calabresi (il 54%) – sostiene il Censis – consultare un testo su Internet non è più facile che leggere un libro. E il 73% non trova difficile mantenere la concentrazione nella lettura dei volumi stampati. Oggi nelle case ci sono molti più libri che in passato». In Calabria, il 32,5% delle famiglie dei ragazzi delle scuole medie possiede più di 100 libri, contro il 21% delle famiglie degli studenti delle superiori. La ricerca si basa sui risultati di un’ampia indagine che ha coinvolto 2.300 studenti delle scuole medie e superiori calabresi fra 11 e 19 anni di età e 1.800 genitori. Si tratta di un’indagine campione che approssima bene la situazione generale dei giovani in tutta Italia, accomunati da un uso intenso delle nuove tecnologie digitali. Il 72% degli studenti calabresi ritiene che l’uso del pc e l’accesso al web hanno effetti positivi sull’apprendimento (la percentuale sale al 76% fra gli studenti più grandi). Rispetto al rendimento scolastico, per il 35% l’effetto è positivo, per il 36% è neutro, per il 29% è negativo. Una consistente maggioranza (il 65%) valuta positivamente l’uso delle tecnologie digitali per soddisfare la propria curiosità e lo spirito di iniziativa. Ma il 40% considera negativi gli effetti sulla volontà di studiare e il 33,5% sulla capacità di concentrazione e riflessione. La compresenza di opinioni apparentemente in contrasto è uno dei risultati più importanti da tenere in considerazione: sulle tecnologie digitali aleggia una sorta di diffidenza generalizzata che accomuna studenti, docenti e genitori quando queste vengono messe in relazione con la scuola e l’istruzione. 

Nel contatto quotidiano dei ragazzi con le nuove tecnologie, oggi più che in passato è difficile scindere l’aspetto ludico dal momento dell’apprendimento. «Per i giovani – si legge – è importante saper usare le tecnologie digitali e disporre delle applicazioni più innovative, che possono essere utilizzate sia per svago che per motivi di studi». Il 73% degli studenti calabresi utilizza Facebook (la percentuale sale al 79% fra gli studenti delle scuole superiori e si ferma al 65% fra gli alunni delle medie).  Il 76% utilizza YouTube (anche in questo caso la percentuale degli studenti delle superiori è maggiore di quella dei ragazzi più giovani: l’80% contro il 70%). Per il 60% degli studenti delle superiori l’utilizzo praticamente quotidiano del computer è finalizzato alle relazioni e all’accesso ai social network. Il 56% è convinto che così si faciliti la frequentazione degli amici al di fuori della scuola. Il 44% naviga quasi tutti i giorni alla ricerca di informazioni. Le quattro applicazioni più importanti per i ragazzi sono: i motori di ricerca, i social network, la visione di video, la possibilità di scaricare musica. Tra genitori e figli c’è convergenza di opinioni sugli effetti prodotti dall’utilizzo delle tecnologie digitali. Pensano entrambi che possano produrre effetti positivi sull’apprendimento (sono d’accordo il 70% dei genitori e il 72% degli studenti) e sullo sviluppo della curiosità e dello spirito di iniziativa dei ragazzi (d’accordo il 62% dei genitori e il 65% degli studenti). 

Emerge un atteggiamento comune di incertezza sul potenziale delle tecnologie digitali rispetto a temi come la voglia di studiare, la capacità di concentrazione e il rendimento scolastico. «Prevalentemente neutri – dice il Censis – sono ritenuti invece gli effetti su aspetti come il rischio di isolamento (con valori superiori al 40% per genitori e studenti) e il rapporto con gli insegnanti (50% per i genitori, 62% per gli studenti)». Secondo la ricerca, è debole l’appeal della scuola sui ragazzi, anche nel caso in cui essa disponga di tecnologie digitali. L’84% degli studenti calabresi afferma che durante la settimana il computer non viene mai usato per studiare le materie umanistiche. La percentuale si riduce di poco nel caso delle materie scientifiche (79%) e di quelle tecniche (66%). «Dalle opinioni raccolte tra i docenti emerge – si legge – una certa resistenza culturale motivata dalla convinzione che l’approccio tradizionale al trasferimento del sapere sia quello più efficace e più giusto, la consapevolezza che le nuove tecnologie sono imprescindibili per cercare un dialogo con i ragazzi e per svolgere al meglio la propria funzione, ma gli insegnanti diffidano di un apprendimento partecipativo che metta in discussione il loro ruolo».

LE REAZIONI. «Se non consideriamo i cambiamenti in atto e le nuove esigenze dei ragazzi nel ripensare la scuola, il rischio è che diventi noiosa e che i ragazzi non parlino più. Il pericolo è di perdere un’intera generazione». Lo pensa il ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, Francesco Profumo, intervenuto al convegno ‘Nativi digitali ed emergenza educativa. L’innovazione nell’apprendimento, il cambiamento nell’istruzione’, nel corso del quale sono stati presentati i risultati di una ricerca del Censis sulla diffusione delle tecnologie tra i giovani calabresi». I nativi digitali e le loro esigenze, la modernizzazione e digitalizzazione della scuola sono temi «sui quali il paese dovrebbe iniziare a riflettere concretamente. La scuola – ha proseguito il ministro – è sempre meno unidirezionale e sempre più bidirezionale e cooperativa. Per questo – ha suggerito – dovremmo investire di più nella formazione dei docenti facendoli diventare per qualche ora discenti» e dando ai ragazzi la possibilità di trasferire agli insegnanti le loro compentenze e conoscenze in ambito digitale e informatico. Quanto ai risultati della ricerca, Profumo ha osservato che «non è vero che le regioni del Sud sono sempre al traino. Nel Mezzogiorno ho visto una vivacità e una voglia di migliorare che non ho trovato altrove. Forse – ha concluso – perchè hanno la pancia un pò meno piena». 

«Grazie alla collaborazione del ministero dell’Istruzione e del ministro Profumo, stiamo cercando di avviare un progetto di digitalizzazione delle scuole calabresi, attraverso il quale far entrare i tablet nelle classi e sostituire così lo zaino. Un’operazione che porterebbe anche un risparmio fino al 30% per le famiglie». Lo ha annunciato il presidente della regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, «La scuola è al centro delle nostre politiche – ha proseguito il presidente – non solo attraverso l’attenzione alle nuove tecnologie ma anche, ad esempio, attraverso la valorizzazione degli istituti tecnico-professionali». Scopelliti ha quindi ricordato l’elevata percentuale di lettori presenti nella sua regione, numeri che intende implementare anche grazie alle nuove tecnologie. Tecnologie che potrebbero aiutare a colmare la contraddizione della bassa dispersione scolastica calabrese che convive con il basso profitto degli studenti. «La Calabria – ha sottolineato – è una regione che si sforza di ripartire e di dare un messaggio positivo e nuovo ai propri giovani. Per far ripartire non solo la nostra regione ma tutto il Mezzogiorno – ha concluso – è necessario ripartire proprio dalle nuove generazioni e investire su di loro».


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