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IL MODELLO ispirato da don Pino Puglisi, il sacerdote per il quale Benedetto XVI ha riconosciuto il martirio da parte della mafia, rivive anche in Calabria: a Bovalino, nel rione di Bosco Sant’Ippolito, suor Carolina Iavazzo che fu la più stretta collaboratrice di Puglisi a Brancaccio, ha creato una comunità per i ragazzi riproponendo lo stile educativo messo in atto a Palermo dal sacerdote: «E’ la formula del bastone e della carota – spiega la religiosa -. I ragazzi sanno che qui c’è sempre qualcuno disposto ad accoglierli, ma anche che hanno delle regole da rispettare. E se si riesce a far capire loro che li vuoi cambiare solo per amore, il miracolo avviene».
Giovedì, quando è arrivata la notizia della firma del Papa che apre la strada alla beatificazione di don Pino, suor Carolina si è commossa. Ma è stato un attimo: «Vorrei godermi questo momento, ma non posso», spiega la religiosa. C’è in corso il grest, c’è da pensare alla cena per i ragazzi che partecipano. E poi, per lei “3P” – Padre Pino Puglisi – è già santo: «La beatificazione serve solo a noi sulla terra, serve alla Chiesa che vive un momento travagliato: è un segnale luminoso come una stella che si accende in una notte buia».
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