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di ANTONIO MORCAVALLO
LO hanno trovato in una villetta di contrada Valli di Cerisano, da solo e senza armi. Pasquale Bruni, 42 anni, figlio di Francesco, alias “Bella Bella”, non ha opposto alcuna resistenza agli uomini della Squadra Mobile di Cosenza che, ieri pomeriggio, poco prima delle 15, hanno fatto irruzione nella sua abitazione.
L’uomo, era latitante dal 23 marzo, da quando il presidente della Corte d’Assise di Cosenza ha preso atto della decisione del Tdl che ne richiede di nuovo la misura cautelare in carcere dopo che lo scorso 22 ottobre la Cassazione ne aveva disposto la scarcerazione ritrasmettendo gli atti a una nuova sezione del Riesame.
Da quel giorno Bruni si è sottratto all’arresto. Pasquale Bruni è ritenuto colpevole dell’omicidio del 49enne, Antonio Paese, avvenuto nel 1991.
Secondo la Dda l’agguato mortale è stato eseguito in concorso con il fratello Michele “Bella Bella junior”, di 34 anni, attualmente sottoposto a sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
Nel primo pomeriggio di ieri gli agenti della Squadra Mobile di Cosenza, diretta dal vicequestore aggiunto Fabio Ciccimarra, si sono presentati in una anonima villetta di Cerisano, di proprietà di una donna P.T. di Marano Marchesato, al momento dell’irruzione non presente in casa.
Prima di intervenire la villa è stata circondata dai poliziotti della III sezione, coordinata dall’Ispettore Giuseppe Mirabelli. Quando gli investigatori della Sezione I Criminalità organizzata, coordinati dal sostituto commissario Gianfranco Gentile sono entrati nell’abitazione hanno trovato il latitante da solo.
All’identificazione del rifugio del latitante i poliziotti sono giunti grazie a un mese di complesse indagini vecchio stampo e tecnologiche. Una attività investigativa di una ventina di giorni, alla quale hanno preso parte anche gli investigatori del Servizio Centrale operativo di Roma, e sviluppate dagli investigatori della Sezione Criminalità Organizzata. Appostamenti, intercettazioni continue sotto il coordinamento del pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Raffaella Sforza.
Dopo aver centrato le ricerche su Cerisano, gli investigatori, hanno circoscritto l’area ad alcune ville di contrada Valli (vicino a Marano Marchesato). Dopo accertamenti d’archivio, ed alcune perquisizioni, è scattata l’operazione e l’arresto. Dopo il trasferimento da Cerisano alla questura, dove a Pasquale Bruni è stato notificato il provvedimento d’arresto emesso dalla Dda di Catanzaro, l’uomo è stato scortato in carcere.
I poliziotti, inoltre, hanno denunciato per favoreggiamento la donna di Marano risultata proprietaria della villetta. Come detto, Bruni era da solo e senza una particolare scorta di cibo, segno questo, di un rifornimento continuo. «Una operazione importante – ha detto il capo della Mobile Ciccimarra – che ha visto impegnato anche lo Sco e che è stata messa in piedi grazie a investigazioni tradizionali e l’uso di apparati tecnici».
L’OMICIDIO PAESE. Antonio Paese venne ucciso il 9 luglio del 1991, dopo che lo stesso aveva infastidito la sorella di Pasquale e Michele Bruni. I fratelli Bruni, secondo la ricostruzione che il collaboratore di giustizia Erminio Munno ha rilasciato agli inquirenti nel 2005, quel giorno raggiunsero Paese in un bar di corso Mazzini. Con loro lo stesso Munno, Francesco Bruni senior e Gianpilerio Ripepi. Paese venne ucciso con cinque colpi di pistola. L’omicidio arrivò nel corso della guerra di mafia tra le cosche Pino-Sena e Perna-Pranno. Dopo la morte di Paese venne ucciso il figlio di “Bella Bella”, Francesco Bruni junior, fratello di Pasquale e Michele. Il giovane fu rapito, strangolato, incaprettato, scannato, e poi buttato in un burrone.
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