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di GIULIANO CARELLA
Un bagno di folla per abbracciare il presule “prodigio”, monsignor Antonio Staglianò, il sacerdote che appena 38enne il cardinale Ruini (nella foto) volle a fianco sé per lanciare il progetto culturale della Cei. Nel pomeriggio di ieri, oltre duemila persone hanno colmato di gioia e gratitudine il Palamilone di Crotone, salutando, con un affetto a dir poco smisurato, l’ordinazione a vescovo di uno dei suoi sacerdoti più significativi ed eminenti.
Monsignor Antonio Staglianò da oggi è presule della diocesi di Noto in Sicilia, così come voluto da papa Benedetto XVI. Ma nei cuori di tutti sarà sempre don Tonino, il sacerdote misericordioso e caritatevole che 25 anni fa prese in mano con straordinaria foga cristiana la parrocchia di Le Castella.
Come già ampiamente annunciato nelle scorse settimane a officiare la cerimonia d’investitura è stato il cardinale Camillo Ruini, vicario emerito del Papa per la diocesi di Roma e già presidente della Cei. Assieme a lui, a rendere ancor più solenne l’investitura, anche monsignor Rino Fisichella, presidente dell’Accademia pontificia per la vita.
Emozionante, intensa, sentita la celebrazione eucaristica che stringe in un lungo, simbolico abbraccio le due diocesi di Crotone e Noto. Una “comunione ecclesiale” – così l’ha definita il cardinal Ruini – che nel pomeriggio di ieri ha radunato a sé nel capoluogo ionico i vertici delle conferenze episcopali regionali di Calabria e Sicilia. Un fiume di sacerdoti che ha contemplato in sé, fra l’altro, la presenza dei quattro vescovi passati dall’arcidiocesi di Crotone-
Santa Severina: Bregantini (che nella città pitagorica fu sacerdote), Cantafora, Graziani, Mugione e il loro “papà spirituale” monsignor Agostino. Il passato, il presente e il futuro che portano in dote al neopresule Staglianò gli strumenti spirituali ed etici per la nuova investitura. Ma a Crotone arrivano anche le autorità istituzionali siciliane (tra cui il presidente della provincia di Siracusa, Nicola Bono) e ben quattro pullman dalla diocesi netina con circa 200 fedeli al seguito. Crotone e la Calabria, oltre al fiume di folla festante, mettono invece sul “piatto” delle personalità le massime autorità civili e militari espresse dal capoluogo ionico.
L’investitura di don Tonino, nei giorni precedenti, è stata preparata con dovizia di particolari dalla curia pitagorica che l’ha resa un “media-event”. Tre televisioni a seguire la diretta; una ventina di cronisti (fra carta stampata e televisioni) sguinzagliati a raccogliere notizie; decine di fotografi e operatori a immortalare le fasi salienti della cerimonia. Sono questi i numeri impressionanti che rendono tributo alla nomina di monsignor Staglianò a ministro della Chiesa cattolica. Sono le 18,30 quando il cardinal Ruini compiuto il rito dell’imposizione elle mani pone la sacra mitria sula capo di monsignor Staglianò.
Al nuovo presule vengono così consegnati i simboli d’arte sacra per il servizio sacerdotale: il pastorale, la croce pettorale e l’anello commissionati al maestro orafo crotonese Michele Affidato. Il suo stemma vescovile reca la marina d’azzurro sormontata dai tre cerchi trinitari (tanto cari a Gioacchino da Fiore) e le quattro lettere del tetragramma (ripreso anche da Dante); è inoltre impresso il pellicano, simbolo di Gesù Cristo che dona la vita (già usato da Rosmini) e una scala (simbolo di Noto) che porta a una stella con sei punte (la Vergine).
Nella solenne omelia precisa: «Lo confesso ora: Dio è buono e la sua misericordia è grande». Poi parte un veloce amarcord del suo percorso sacerdotale e di vita che rende gratitudine alle guide eccellenti di questo giorno memorabile. E là, in prima fila, siedono i suoi cari, con papà e mamma che spiccano: «Il mio cuore trabocca di gratitudine per chi mi ha dato la vita – sottolinea commosso, ma fiero – il loro esempio coniugale, il loro amore ha permesso la mia crescita morale e cristiana».

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