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2|8]di ANTONIO MORCAVALLO
Si chiama Commissione Tributaria provinciale, ma è un vero e proprio tribunale, il Tribunale Tributario. Questione di nome, e di dignità negata. Ma questo è davvero l’ultimo dei problemi dei magistrati e dei responsabili dell’organo giudicate. Infatti la sezione provinciale di Cosenza si dimena tra ammassi di fascicoli e ricorsi. Pile di cartelle, condietro nomi ecognomi, con dietro ricorsi contro enti locali, agenzie delle entrate, consorzi. Ben 67.044 i fascicoli in giacenza al 31 dicembre 2008. Una massa enorme, che la Commissione
cosentina, insediatasi a gennaio 2007 con la nomina di Carmelo Copani a presidente facente funzioni, cerca di ridimensionare di mese in mese. In tutto il 2008 sono stati 16.017 i ricorsi definiti. Un lavoro straordinario, e difficilmente ripetibile. «Abbiamo impiegato tutti gli effettivi – dice Copani, che a giorni giurerà per l’incarico effettivo di presidente – lavorando giorno
e notte. Un grande sacrificio che andava fatto per cercare di smaltire quanto ereditato mache difficilmente potremo ripetere». Volendo fare una media si potrebbe parlare di 10.000 ricorsi definiti ogni anno. Se si considera che le nuove pratiche variano dalle 5.000 alle 6.000, «salvo stagioni di cartelle pazze», si potranno smaltire 4.000 o 5.000 ricorsi di vecchia data. In tutto, dunque, serviranno dieci quindici anni per riallinearsi.
E dire che c’è chi aspetta dal 1973. Più di 35 anni. Come spesso accade, «è colpa dell’eredità», come conferma il fiduciario regionale, Francesco Miceli. «Nel gennaio 2007 – dice – con la nuova riorganizzazione e l’insediamento del presidente facente funzioni Copani, per il pensionamento di Serafini, ci siamo ritrovati tra le mani più di 83.000 pratiche arrestate. Abbiamo avviato un attento monitoraggio e dato il via all’informatizzazione dei dati. Basti pensare che, solo alcuni mesi fa, ne avevamo 23.000 ancora da inserire». «Tutto – chiarisce Miceli – sempre e solo con l’organico a nostra disposizione, che è carente». La Commissione Tributaria provinciale (che da metà anni Novanta ha riunito le Commissioni di Primo grado di Cosenza, Paola, Castrovillari e Rossano), divisa in tredici sezioni, conta su 64 giudici, 10 segretari e 27 dipendenti (2 distaccatati dal regionale, 2 comandati dal Comune di Spezzano Sila e Rose). Organico insufficiente, come conferma il presidente Copani che se la prende con gli enti locali: «Ogni ente può chiedere il distaccamento presso dinoi di un dipendente, basta che abbia i requisiti di legge, ovvero minimo ex sesto livello. Ho chiesto a tutti i Comuni e alla provincia. E proprio l’ente provinciale non si è degnato neanche di rispondere.
Per il resto, solo due Comuni ci hanno inviato i nominativi, e un terzo lo ha fatto in modo errato. E dire che sono proprio li Enti ad avere interesse a che i procedimenti, con in ballo cifre anche cospicue, vadano avanti velocemente».
«Per quanto ci riguarda – continua il presidente – stiamo lavorando tanto, per cercare di definire il maggior numero possibile di pratiche. E’ vero, ci sono arretrati degli anni Settanta, ma siamo all’opera anche per quelli. ogni mese curiamometà pratiche nuove e metà in giacenza. Ma non è facile. il personale è insufficiente».
IN CALABRIA
Personale carente, enti locali poco collaborativi, ma anche cittadini poco attenti, o forse, semplicemente, smemorati. «Il punto – spiega ancora Miceli – è che una volta presentato ricorso, anche solo per posticipare ilpagamento, e dunque senza reali motivazioni, il cittadino non segue più la propria pratica. Non riferisce cambi di residenza, non ritira le comunicazioni, non ci aggiorna su eventuali chiusure della diatriba. E per noi il lavoro aumenta».
E dire che le cifre oggetto ricorso non sono tutte di poca entità. La massa è rappresentata da cartelle dell’Agenzia delle entrate di Cosenza. Ma ci sono anche i ricorsi contro richieste di pagamento di bolli auto, le imposte comunali e di registro. Da poche centinaia di euro si passa a contenziosi di “peso”. Fino a un milione di euro per la Provincia di Cosenza, e 600mila euro per un privato. Tutto passa dalla Commissione Tributaria provinciale di Cosenza. I giudici, in composizione collegiale o monocratica, studiano i casi, avviano procedimenti, sostengono le udienze e decidono. Con organico insufficiente e strutture inadeguate.
Nella sede di Palazzo degli Uffici, ovunque ci sono archivi. Per le udienze c’è una sola sala. Non è grande ma sostituisce quelle vecchie, fatiscenti e strettissime, in cui si stava tutti attorno a un tavolo, senza differenza tra giudice, cancelliere e parti. Un primo passo è stato già fatto. In attesa del cambio di denominazione, la riorganizzazione, passa anche dalle strutture.
Nonostante gli arretrati, a Cosenza, la Commissione è già Tribunale Tributario.
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