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di FRANCESCO SORGIOVANNI
Si creda o meno al malocchio, alla sfortuna, agli jettatori, ai menagramo, alla
scalogna, alla sfiga, alla jattura, insomma alla jella, fatto è che alcuni di
quelli che hanno avuto a che fare con i Bronzi di Riace, hanno avuto guai perlopiù seri. Tutto cominciò quel 16 agosto del 1972 quando le due statue vennero scoperte nel mare di Riace. E’ certo, come qualcuno ha scritto tempo addietro, che molti addetti all’archeologia, siano stati colpiti da grandi disgrazie, e per restare nel nostro ambito, alcuni luttuosi avvenimenti lasciano
molto da pensare. Stefano Mariottini, il chimico romano e sub dilettante, il ritrovatore dei Bronzi, perse la prima moglie (Maria Antonietta Pisani originaria di Monasterace, l’antica Kaulon) e il figlio Andrea, di appena un anno, in un pauroso incidente d’auto, appena quattro mesi dopo la scoperta delle sculture
greche. Morì il Soprintendente Giuseppe Foti che ordinò che le statue dovevano essere immediatamente portate al Museo di Reggio Calabria e che egli stesso accolse a distanza di qualche giorno dal ritrovamento. E’ stato un viaggio tragico quello effettuato con il camion che trasportò i due Bronzi da Riace a Reggio Calabria, il 22 agosto del ’72. Quello stesso giorno il recupero venne portato a termine e le due statue, poste su barelle imbottite di gommapiuma,
vennero trasportate d’urgenza su un camion alla volta di Reggio Calabria. Alla loro partenza il sindaco di Riace del tempo, Giuseppe Zurzolo, cercò di bloccarle insieme alla popolazione, ma venne persuaso dai Carabinieri e dai Finanzieri. Il viaggio fu una vera e propria peripezia. Negli anni avvennero altri piccoli fatti, sui quali resta il dubbio dell’evento soprannaturale, ma non si può tralasciare di menzionare l’ultimo accaduto a Caulonia, a pochi chilometri di distanza dal luogo di ritrovamento delle famose statue. Il comune aveva deciso da poco tempo di installare sul lungomare due copie riproducenti le sembianze dei
Guerrieri di Riace, a grandezza naturale. Non passò molto tempo e una potente mareggiata spazzò via buona parte del lungomare. E nel popolo cominciò a girare la voce sulla fama di jattura dei Bronzi di Riace. Il problema, a quanto ancora si
sente dire dalle persone più anziane del piccolo centro di Riace, è che lo spostamento delle sculture dal fondo marino non è stato altro che un’azione di profanazione di un sito che, nella credenza popolare, era dedicato ai Santi medici anargiri Cosma e Damiano, per i quali nel paese del reggino esiste una particolare venerazione. Il dato più interessante è il fatto che proprio nel luogo in cui furono rinvenute le due statue, Porto Forticchio o Scoglio dei Santi, i fedeli di Riace a maggio si recano da sempre in processione con le reliquie dei due Santi Cosma e Damiano, come in un antico rituale pagano
propiziatorio della pioggia, essenziale per un’economia agricola. Quanto mistero aleggia intorno ai Bronzi di Riace! E quale misterioso fascino emanano questi illustri sconosciuti: la loro presenza è in qualche modo inquietante, polarizzante. Non c’è protezione che tenga contro la “maledizione dei Bronzi di
Riace”. Dopo tutti gli eventi successi, sta a voi ora credere se la maledizione esista o se questi sono solo una serie di coincidenze… il dubbio rimane. Tanto che qualcuno particolarmente sensibile a queste credenze potrebbe pensare che meglio sarebbe abbandonare propositi di spostamenti.
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