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1|8]di ROBERTO GRANDINETTI
L’indagato numero uno di “Sparkling”, l’inchiesta concentrata sulle truffe alla 488, ha intenzione di tornare a Cosenza per dimostrare la sua estraneità ai gravi fatti contestatigli. Si tratta di Ferdinando Marini, 68 anni di Castrolibero (Cs), secondo l’accusa la mente dei raggiri da 75 milioni di euro. Nel suo studio di Cosenza venivano preparate, secondo l’accusa, le carte peraccedere ai finanziamenti, con tanto di fatturazioni false e gonfiate ad arte per accaparrarsi più soldi possibile. Ne avrebbero beneficiato, con la complicità di bancari e funzionari del ministero, diversi imprenditori, che a tutto avrebbero poi dato vita tranne che alle imprese che sulla carta dicevano di volere avviare proprio attraverso i contributi della 488.
Nei confronti di Marini il gip del tribunale di Cosenza, Giusy Ferrucci, martedì ha emesso, su richiesta dei pm bruzi Claudio Curreli e Francesco Minisci, un ordine di custodia cautelare in carcere.
Il professionista cosentino si trova però ricoverato in un ospedale di Losanna, per seri problemi cardiaci. «Appena si rimetterà – fa sapere uno dei suo legali di fiducia, l’avvocato Enzo Belvedere – tornerà a Cosenza per mettersi a disposizione dell’autorità giudiziaria e chiarire la sua posizione».
Ferdinando Marini in Svizzera si trovava già da una decina di giorni, ben prima dunque dell’avvio dell’operazione che porta il nome della barca della figlia Adelaide (anch’essa indagata e posta ai domiciliari), ancorata al porto di Tropea. Il suo cuore ancora una volta gli ha creato dei problemi. E così ha deciso di affidarsi a mani straniere per porvi rimedio. E relativamente alle suecondizioni di salute gli avvocati Enzo Belvedere ed Ernesto d’Ippolito tra oggi e domani presenteranno una dettagliata documentazione medica al gip Ferrucci, che pare non fosse a conoscenza della trasferta svizzera dell’indagato.
«Appena si rimetterà in sesto – fanno sapere i suoi legali – ribatterà punto su punto alle accuse. Marini si ritiene un professionista irreprensibile e che ha sempre operato al massimo della trasparenza».
In merito alle carte false che sarebbero state compilate negli studi di consulenza “Centro servizi di Marini Ferdinando & C. sas” e “Marini & Associati srl” secondo l’avvocato Belvedere l’accusa «non ha ben inteso i rapporti tra i due studi e le banche, che devono essere quotidiani. E’ infatti compito dello studio avviare i contatti con gli istituti di credito per conto dei suoi clienti. Lo studio Marini, poi, non aveva rapporti privilegiati con determinate banche (come, per esempio, la Efibanca Spa, banca concessionaria del ministero delle Attività produttive, ndr). In diverse occasioni sono stati gli stessi clienti a indicarle allo studio Marini. Sono passaggi, questi, che il nostro assistito, che ha intenzione di ritornare a Cosenza nel più breve tempo possibile, spiegherà bene al gip».
Di diverso avviso l’accusa che assegna a Marini il “ruolo di capo, promotore e organizzatore del sodalizio criminoso”. Nello specifico il commercialista avrebbe intrattenuto “i primi rapporti professionali con la c.d. componente imprenditoriale, alla quale illustrava la normativa che regola i finanziamenti pubblici previsti dalla legge 488/92, ma anche i possibili espedienti da porre in essere per riuscire ad ottenere le pubbliche provvidenze, nonchè gli artifici e raggiri necessari affinchè il citato contributo coprisse l’intera realizzazione del programma di investimento, evitando, in tal modo, l’apporto di mezzi propri da parte dei soci delle imprese beneficiarie”.
A tal proposito un dipendente della “Rabà” di San Marco Argentano, una delle società poste sotto sequestro dalla Guardia di Finanza, ha riferito agli inquirenti che allo studio Marini gli fu spiegato che la percentuale del fondo perduto (il 40%) poteva essere portata anche oltre il 100%. Un altro indagato eccellente di “Sparkling” è Adelaide Marini, figlia di Ferdinando, meglio nota come “Dely”. Da martedì è agli arresti domiciliari nella sua casa di Castrolibero (Cs). Anche a lei viene assegnato il ruolo di promotore e organizzatore. Avrebbe, tra le altre cose, sviluppato i progetti delle società richiedenti le agevolazioni, predisposto i relativi “business plan”, elaborato e presentato alle banche concessionarie le domande di finanziamento, nonchè curato l’iter istruttorio necessario all’approvazione delle stesse da parte del ministero dello Sviluppo economico (ex ministero delle Attività produttive).
Contro padre e figlia vi sono diverse intercettazioni. I due elargiscono consigli e modi (secondo l’accusa illeciti) per sbrigare le pratiche. Alcune volte si arriva anche al costoso regalo per oliare il meccanismo (come l’orologio spedito all’ingegnere di Messina che deve collaudare l’investimento di una srl).
Per l’avvocato di Adelaide Marini, Pierluca Bonofiglio «lo studio non era – perché non doveva essere e perché non poteva essere in possesso delle specifiche competenze tecniche richieste – al corrente di cosa l’imprenditore effettivamente realizzasse».
«La dottoressa Adelaide Marini – prosegue l’avvocato – ritiene che l’unica verità che ritrova nell’ordinanza è la preparazione e professionalità con la quale i clienti sono sempre stati seguiti. Constata purtroppo una totale, voluta e puntualmente ricercata erronea interpretazione dei fatti e delle parole contenute nell’ordinanza e, per doverosa cronaca, specifica che tutte le presunte irregolarità contestate risalgano a progetti relativi all’anno 2004, diciassettesimo bando, quando lo studio ne ha presentati oltre 80, nessuno ammesso alle agevolazioni, a riprova dell’assoluta estraneità a presunti favori da parte di chiunque».
L’avvocato Bonofiglio difende anche il professionista cosentino Ferdinando Morelli, ritenuto braccio destro di Marini. «L’ingegnere – commenta – si ritiene particolarmente amareggiato per le accuse mossegli e per il tipo di misura cautelare riferita a presunti reati commessi diversi anni fa ed inoltre si ritiene convinto di avere in quegli anni svolto esclusivamente attività prettamente tecniche e del tutto lecite, e continua a svolgere la sua attività ricoprendo importanti ruoli, frutto della sua dedizione, nonché dei meriti e della correttezza professionale profusi. Rimane, pertanto, pienamente fiducioso nella giustizia». L’accusa base di “Sparkling” è associazione a delinquere finalizzata alla truffa ai danni della Comunità europea. Nel corso dell’operazione la Guardia di Finanza di Catanzaro e Cosenza ha posto sotto sequestro sei società. Cinquantadue in tutto gli indagati. Dieci sono ai domiciliari. Per Marini padre è stato chiesto l’arresto. Per ora resta in Svizzera a curarsi. I primi interrogatori sono previsti per venerdì.

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