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Il finale di gara regala una settimana costellata di rose e fiori al Catanzaro
mentre le ombre di una pessima posizione di classifica si addensano sempre di più su una volitiva Vigor Lamezia ma il derby di per se stesso ha invece detto, se non il contrario, quantomeno che il risultato sta parecchio strettino ai biancoverdi che hanno avuto dalla loro, nel conteggio delle occasioni da rete, un marcato predominio. Ciò che però conta, per una non troppo peregrina regola del calcio, è che a vincere non sia chi produce tiri in porta quanto chi mette più palloni nella rete avversaria ed allora la constatazione che il Catanzaro uno sia riuscito a metterlo alle spalle di Panico mentre le pretese della Vigor si siano
schiantate sulle prodezze di Mancinelli oltre che sulla dabbenaggine di Ragatzu, fa pendere la bilancia (e consegna i tre punti) alla formazione di Provenza che sfata il tabù creato dai precedenti vigorini al Ceravolo, riparte immediatamente
dopo lo stop sofferto contro l’Igea Virtus e sale a meno sei dal Cosenza
ritornato con le ossa rotte dalla trasferta contro la Val di Sangro. Le attenzioni dell’immediato pre-gara sono sul grande malato che non è nessuno dei dieci titolari assenti delle due squadre ma è piuttosto il terreno del Ceravolo
laddove nell’ultimo periodo si sono potuti vedere godibili spettacoli di catch sul fango ma non partite di calcio. Stavolta il manto erboso sembra finalmente consono ad una partita di pallone e nonostante gli spalti siano il solito deserto di pubblico anche a causa degli assurdi divieti stabiliti finanche per i tifosi
catanzaresi, l’inizio della gara fa subito vibrare cuori, muscoli e cervelli dei 1772 paganti e della piccola pletora dei dirigenti biancoverdi assiepati in tribuna d’onore e guidati dai cori e dagli incitamenti del solito folkloristico copresidente Cantafio cui toccherà un’uscita blindata. Il Catanzaro schierato da
Provenza con Benincasa quale vice Berardi, Zaminga metronomo di centrocampo e Cardascio esterno sinistro in luogo dell’atteso Pippa, parte subito bene. Già al primogiro di lancette, infatti, il furetto Mangiacasale lascia ai blocchi Marinelli ed obbliga Cacciaglia ad un tuffo a pancia in giù per bloccare la palla con le mani. E’ ammonizione per l’ex sangrino (forse la più veloce della storia) e dalla punizione susseguente, a seguito di ribattuta corta della difesa, Cardascio scalda le mani dell’attento Panico. La risposta della Vigor, schierata da Pierini con un accorto 4-4-1-1 con Sergi in posizione quasi di trequartista dietro Ragatzu lanciato nel cuore della difesa giallorossa, sta in una combinazione con la quale il gigantesco attaccante in acrobatica rovesciata spiana
la strada al sardo per andare ad infilare Mancinelli. Ragatzu, forse sorpreso da cotanta grazia, non trova di meglio che incespicare al momento del tiro regalando
la palla al portiere giallorosso e peggiorando la già barbina figura chiedendo un
inesistente penalty. L’uno-due dell’avvio fa presagire che la gara mostrerà
emozioni ma, con il passare dei minuti, le acque invece si quietano con il centrocampo dei padroni di casa tenuto a bada dai lametini che si affidano all’estro di Riccobono – schierato eccezionalmente a destra – per cercare di attivare le punte. Le uniche emozioni del periodo giungono così da iniziative
sporadiche. Al 30′ è Falomi, spesso mal servito, che giunge a tu per tu con Panico
senza però riuscire a concludere in porta mentre al 36′, su angolo di Cardascio,
Gimmelli anticipa tutti e devia laddove Panico è pronto ad intercettare quasi d’istinto sulla linea di porta. The caldo per tutti e sensazione che la gara si potrà sbloccare solo su qualche occasione estemporanea sono le due notazioni dell’intervallo. E’ proprio una estemporanea interpretazione della marcatura su calcio da fermo di Cascone su Iannelli è il motivo del gol che apre la ripresa e decide la gara. Sull’angolo di Tomi, infatti, Iannelli è liberissimo di incornare
a tre metri dalla linea di porta, apporre il suo terzo sigillo al campionato e scegliere la Vigor come sua vittima preferita (anche al D’Ippolito il siciliano mise la sua firma). Il gol libera le iniziative giallorosse con Falomi che incorna prima un traversone di Montella e poi uno di Pippa sempre a pochi centimetri dalla porta di Panico. A questo punto sale in cattedra Pierini che toglie Carraro e rivoluziona la squadra passando al modulo a tre trequartisti dietro l’unica punta Ragatzu. E così, Riccobono è libero di sciorinare due consecutive palle gol sul neoentrato Falco che si fa ribattere facilmente la prima conclusione di piede (al 28′) e poi si vede ricacciare in gola l’urlo del pareggio (al minuto 31) da una magia di Mancinelli che va ad intercettargli una zuccata diretta all’angolino basso. La querelle Mancinelli-Falco vive poi l’ultimo sussulto al 40′ quando il portiere anticipa l’attaccante su una sponda di Sergi a sua volta servito dal solito Riccobono.
Antonio Ciampa
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