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COSENZA – C’è un posto sulle colline cosentine dove si nasconde un rifugio speciale. Sembra una serra, circondata dalla campagna, dagli orti e della natura, ma in realtà è una biblioteca. La biblioteca dei libri perduti. E salvati. La gestisce una cooperativa sociale, Le Serre, che dal 2002 si occupa di questa interessante opera di raccolta e recupero. I libri vengono “salvati” dalle soffitte polverose nelle quali giacciono da decenni, dai magazzini svuotati causa traslochi, da persone che decidono di fare spazio in casa e donare i loro piccoli patrimoni a chi potrà offrirgli una nuova casa prima di poterli far adottare da un nuovo lettore. 

Per molto tempo il bibliotecario Salvatore “Totò” Santoro si è preso cura di quegli scatoloni zeppi di pagine ingiallite e polverose, e ora che lui non c’è più il testimone è passato a un’altra giovane collaboratrice della cooperativa, Laura, che continua il lungo lavoro di divisione, catalogazione e vendita. 

Sì, perché qui i libri sono solo di passaggio e vengono venduti sia nei mercatini rionali, come quello che si tiene ogni terza domenica del mese a Cosenza, all’Arenella, sia a chi arriva direttamente in questa “serra biblioteca” a caccia di preziose primizie. E sono in molti: studiosi, appassionati di cultura locale, docenti, cultori di fumetti e di libri di fantascienza. Perché qui, basta avere un po’ di tempo e di pazienza, e dagli scaffali angusti esce fuori di tutto. Forse bisognerebbe solo lasciarsi guidare dall’istinto, un po’ come succede al protagonista del romanzo di “L’ombra del vento” di Carlos Ruiz Zafòn, che condotto nel “cimitero dei libri dimenticati” è lui ad essere “scelto” dal suo libro. 

Potrebbe accadere così anche tra gli scaffali di questa biblioteca molto speciale: scorrendo il dito sui dorsi di quei libri, potrebbe venire voglia di aprirne uno a caso, e scoprire che all’interno non c’è solo un testo interessante, ma qualcosa di inaspettato, come una lettera, una foto, un francobollo, una cartolina.  O addirittura una ciocca di capelli, tagliata e riposta con cura tra le pagine di un romanzo, con un nome scritti a mano: “Ciccillo”. 

Capita spesso di trovare queste sorprese, tanto che tutti i documenti ritrovati sono stati messi da parte in diverse cartelline. Francobolli e fotografie d’epoca, sono stati venduti quasi immediatamente, ma c’è ancora tanto materiale in attesa di ritrovare le mani di un discendente o di un collezionista. Ci sono i quaderni dell’epoca fascista, con i compiti segnati da mani di bambini con tratti precisi di matita, ci sono quaderni illustrati, come uno del 1946 appartenuto all’alunno Ercole Posteraro, ci sono collezioni intere del Corriere dei piccoli dal 1913 al 1915, ci sono due volumi di “Fra ghiacci e tenebre” scritti dall’esploratore norvegese Fridtjof  Norsen, pubblicati nel 1897, c’è anche un raro testo delle Opere di Leopardi di Antonio Ranieri, pubblicato nel 1849 e ritrovato, dall’occhio lungo degli operatori della cooperativa, nei pressi di un bidone della spazzatura. O ancora una preziosa edizione di un’opera di Edgar Allan Poe del 1857, tradotta da Charles Baudelaire.

Ma ci sono anche documenti storici, come gli atti del consiglio comunale di Cosenza del 19 giugno 1961 in occasione della visita di Amintore Fanfani in città. Molti degli atti pubblici più importanti sono stati donati all’Archivio di Stato, che li ha inseriti nel suo patrimonio documentario. 

Ovunque lo sguardo si volti, si trovano tesori e curiosità, come una vecchia macchina da scrivere Olivetti M 40, forse non una rarità, ma sicuramente un bel pezzo da esporre in casa o in ufficio. E poi ancora stampe di epoca fascista, intere collane di dizionari e enciclopedie (tutti se ne liberano da quando c’è internet, ci spiegano), in particolare tutti e venti i volumi della Marzorati, dizionari apostolici, e molti volumi sugli usi e le tradizioni calabresi e su quelle arbereshe, tanto che uno scrittore sta letteralmente saccheggiando la biblioteca a caccia di volumi altrimenti introvabili per preparare un suo lavoro. E ancora vecchi biglietti ferroviari delle Calabro lucane, biglietti di auguri, cartoline di soldati dal fronte.

Aggirandosi nei corridoi, capita anche di scoprire una porticina diversa con un’insegna “Riciclegno”, la bottega del legno riciclato. In questo piccolo laboratorio un artigiano si prende cura del legno da “salvare” e ricava da un vecchio mobile nuovi oggetti. Anche in questo caso, lo scopo è offrire una nuova vita a quello che finirebbe in discarica.

Il capannone, nel suo complesso, dà rifugio a circa 10.000 volumi, anche se è una stima approssimativa perché il lavoro di catalogazione è lungo e ogni giorno ci sono nuovi arrivi. Troppi per una sola persona che, nonostante tutto, mette cuore e anima in questa occupazione, trascorrendo giornate intere nell’odore penetrante e evocativo dell’umidità di cui si sono impregnati per anni questi libri, finora senza un destino. Finora.

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