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Impennata di disoccupazione e del Pil, perdita di 12 mila posti di lavoro, scomparsa di interi settori produttivi, crescita enorme di richieste di credito al consumo, aumento dell’usura, e 30 mila lavoratori precari a rischio: un terremoto economico e sociale grave per la Calabria con cifre e dati preoccupanti, evidenziati dalla Cgil.
Ma il sindacato non intende stare a guardare e insieme ai lavoratori calabresi, domani 12 dicembre, scenderà nelle cinque piazze delle città capoluoghi di provincia per dire “basta” a questa situazione, e con il preciso intento di «modificare l’indirizzo economico – sociale del Governo Berlusconi».
Intenti delucidati ieri in un’apposita conferenza stampa dal segretario generale della Cgil Calabria, Sergio Genco, unitamente ai segretari regionali Pasquale Aprigliano e Raffaele Mammoliti. Oltre a critiche e preoccupazione, suffragati da numeri e dati negativi, Genco ha evidenziato i punti prioritari che costituiranno l’ossatura della protesta costituiti da richieste puntuali e chiare: «La Cgil chiede una manovra sostanziale di 22 milioni di euro in due anni – afferma Genco – e le risorse ci sono. I pilastri dell’intervento per la Cgil sono quattro: «Sostegno all’occupazione con l’allargamento degli ammortizzatori sociali alle imprese che ne sono prive, unitamente al sostegno del reddito per i tanti precari: i cittadini non spendono ed i consumi non decollano. Chiediamo la riduzione della tassazione sulla tredicesima affinchè sia strutturale nonché la diminuizione dell’imposizione fiscale sul lavoro. Si punta all’estensione della quattordicesima ai pensionati. Inoltre, chiediamo la sospensione della “Bossi-Fini” per due anni affinchè gli emigrati che perderanno il lavoro non saranno costretti a ritornare nel loro paese».
«Tutte richieste sulle quali, per il sindacato, non c’è stata una risposta del Governo».
Punti che per la Cgil possono far cambiare pagina rispetto ad una situazione grave: «Siamo in piena recessione – aggiunge Genco – con la previsione purtroppo di un calo di assunzioni per quasi 1 milione di posti di lavoro. In Calabria la cassa integrazione è aumentata del 35% fino a giugno scorso. Duemila aziende hanno cessato di svolgere la propria attività. E le banche non fanno credito perché i rischi sono alti. La nostra regione pagherà i costi più alti di queste manovre, senza contare che la situazione può peggiorare».
Un quadro negativo al quale, per la Cgil, ha contribuito anche il governo regionale: «Troppe crisi e cambi di guardia alla Regione che hanno frenato l’azione di governo ». E nella ultime ore esponenti partiti ed politici hanno annunciato l’adesione alla manifestazione, tra questi i consiglieri regionali
del Pd Franco Pacenza, Franco Amendola e il vicesindaco di Cosenza del Pd, Franco Ambrogio.

Eugenia Cataldi

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