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Il presidente della Sacal, società di gestione dell’aeroporto di Lamezia Terme, Eugenio Ripepe, ha scritto al ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, evidenziando la «gravissima penalizzazione» in atto dopo la cancellazione dei voli Alitalia da e per lo scalo calabrese. «Ancora una volta – afferma Ripepe – ci tocca assistere, inermi e sconcertati, a decisioni unilaterali che riguardano il trasporto aereo nazionale e nello specifico quello che impatta sulla Calabria, disposte, appunto, senza debito confronto tra le parti, senza preavviso, senza prospettare possibili o almeno temporanee alternative. Una maniera di operare e di procedere che definire paradossale è poco e che purtroppo si concretizza in sempre più reiterati atti di scarsa attenzione tra partners. Una pratica che certo riteniamo indegna di un Paese dalla lunga storia di civiltà, anche nelle relazioni industriali, quale il nostro, e nello specifico assolutamente ingiusta nei confronti di Sacal di cui mi onoro di essere presidente, e soprattutto di chi questo scalo utilizza, di chi in questo scalo lavora e di chi ha a cuore i servizi di questo scalo». «Per stare ai fatti – aggiunge Ripepe – definirei senza mezzi termini una ‘vergognà, i lunghi tempi in cui si è protratta la vicenda Alitalia. Fortemente penalizzanti sono le decisioni prese in ‘splendida solitudinè da Alitalia/Cai di dismettere tre voli quotidiani, andata e ritorno, per Roma su quattro (oltre quello per Milano, direttrice servita comunque sufficientemente da altri vettori); decisione, che sommata alla raffica di cancellazioni disposte dal 10 novembre fino a oggi, prevede per l’intero mese l’annullamento di 40 voli andata e ritorno». «Al di là delle valutazioni di carattere nazionale sulla vicenda Alitalia/Cai, evidentemente da considerare nello scenario di riferimento – prosegue ancora il presidente di Sacal – restando invece al nostro territorio, le ultime decisioni dimostrano, mi si permetta, un’evidente insensibilità verso la Calabria e i suoi cittadini, adesso in nuove, enormi difficoltà nel raggiungere Roma. Regione che paga da tempo un pesante e finora irrisolto isolamento, un mortificante gap nel sistema dei trasporti, essendo tagliata fuori, di fatto, dai grandi progetti (e dai grandi benefici) di sviluppo e di modernizzazione. Non è certo difficile ricordare la tragica situazione autostradale nè tanto meno le difficoltà strutturali in cui versano i collegamenti ferroviari da e per la Calabria». «Sacal si è già attivata a tutto campo – prosegue Ripepe – nel cercare di individuare nuovi vettori nazionali ed internazionali che possano sostituirsi ad Alitalia per riuscire ad organizzare un valido netrwork. Per esempio sono stati presi importanti e significativi contatti col direttore dell’aeroporto di Fiumicino, Vitaliano Turrà, col quale, in accordo con Adr 8Aeroporti di Roma), si sta cercando una soluzione per assicurare nuovi ed indispensabili collegamenti con la Capitale. Tornando allo scalo di Lamezia Terme ed in particolare alla criticità del rapporto con Alitalia, che si trascina da mesi, e che fa registrare (e crescere) crediti economici importanti da parte Sacal, va considerato che la situazione, oltre che per Alitalia e per i dipendenti del vettore, sta via via evidenziando rischi di pesanti ricadute sugli stessi bilanci delle Società di gestione aeroportuali, e quindi sulla sicurezza del posto di lavoro per i lavoratori degli scali italiani». «Quali saranno le soluzioni che le società di gestione potranno adottare, le chiedo signor Ministro – sottolinea Ripepe – se saranno costrette a ridurre il numero dei dipendenti? Quali investimenti sulle infrastrutture e sull’organizzazione saranno in grado di programmare in un contesto così indeterminato? La nostra società, è chiaro, non può fermare il proprio impegno e deve anzi aumentarlo mandando avanti la struttura. Ma è evidente che si vede formalmente costretta al momento a mantenere i propri standard organizzativi, e quindi i propri costi di gestione, con all’orizzonte una prospettiva penalizzante, poco chiara e di non facile soluzione, che mette a lungo andare in crisi tutto il sistema».
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