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Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha deposto una corona nell’atrio di palazzo Nieddu, a Locri, dove il 16 ottobre del 2005 venne ucciso il vicepresidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno.
Alla cerimonia erano presenti anche il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino, il coordinatore della direzione nazionale antimafia, Pietro Grasso, la vedova Fortugno, Maria Grazia Laganà, parlamentare del Pd, con i figli Giuseppe ed Anna, oltre ad assessori, consiglieri regionali ed amministratori locali. Per tutta la giornata, a Locri, sono in programma iniziative per ricordare il politico ucciso.
«I colpi che hanno spezzato la vita di Francesco Fortugno hanno fatto scaturire dalla coscienza ormai matura del popolo calabrese un movimento forte di rivolta». Queste le parole del presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento alla cerimonia di commemorazione.
«In particolare – ha aggiunto Schifani – le giovani generazioni, i ragazzi e le ragazze che ogni giorno mettono alla prova, con le mille avversità del loro presente, tutto l’amore che provano per questa terra difficile e straordinaria, hanno saputo dare a questo grido la veste sfrontata ed efficace di una sfida aperta al potere criminale: ‘adesso ammazzateci tuttì».
«Compito irrinunciabile della politica e delle istituzioni, ciascuna nel proprio ordine di responsabilità – ha detto ancora Schifani – è assicurare a questa sfida coraggiosa gli strumenti per conseguire la vittoria».
La polemica
Il Movimento “Ammazzateci Tutti”, nato a Locri all’indomani dell’omicidio Fortugno, non è presente oggi alle cerimonie di commemorazione ufficiali per il terzo anniversario del delitto. «Peserà più la nostra assenza che una nostra eventuale presenza», spiegano i giovani antimafia, che rilanciano: «Non staremo mai insieme a chi ha tradito Franco Fortugno in vita ed oggi ne strumentalizza la sua memoria. I cosiddetti ‘ragazzi di Locrì – conclude Ammazzateci Tutti – tre anni fa hanno fatto commuovere l’Italia intera con i loro striscioni, oggi pensiamo sia opportuno far sentire ad alta voce solo il nostro silenzio, continuando a sperare che il sacrificio di Fortugno non sia stato vano».
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