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«Sono 65 anni che cerco mio fratello. Non è possibile che sia svanito nel nulla. Anche lo Stato lo ha dimenticato». A parlare è Antonio Falsetti, da più di mezzo secolo combatte con la burocrazia per avere notizie di Francesco, il primo dei figli maschi della sua famiglia. Aveva 19 anni Francesco Falsetti quando partì da Magli, una frazione di Trenta, a pochi chilometri da Cosenza. «Era un aviere – racconta Antonio – in servizio all’aeroporto 801.P.M. 3450 Egeo di Rodi nel 1942. Il verbale del ministero dell’Aeronautica militare che dichiarò mio fratello disperso risale al 1947. Una comunicazione d’ufficio, dopo le tante insistenze di mio padre». In casa si conservano le foto di Francesco, il suo certificato di nascita datato 1922, la pagella delle scuole elementari, il libretto degli esami nelle scuole riunite per conseguire il brevetto di volo, le lettere indirizzate alla madre e le tante richieste dei familiari per conoscere la verità. «Spero – dice Antonio – di avere una tomba su cui piangere. Sapere dove è sepolto mio fratello per poterlo riportare a casa. Se fosse ancora in vita, lui, ne sono certo, avrebbe scritto, era molto affettuoso. Se qualcuno lo ha conosciuto ci aiuti. Mi chiedo: come è potuto accadere che si siano perse le sue tracce. Era in un aeroporto. Lo abbiamo cercato anche tramite la Croce Rossa, ma tutto è stato inutile». Antonio aveva 13 anni quando Francesco andò via. Lo ricorda come un giovane che «voleva migliorarsi. Nostro nonno – racconta – era un contadino. Francesco non voleva seguire quella strada. Conseguì la licenza elementare a Cosenza. Poi fece un corso per corrispondenza. Infine partì per le scuole riunite, sognava un futuro diverso». La moglie di Antonio, Iolanda, racconta di come questo cognato sia stato sempre presente nella loro vita. Il ritratto nel salotto, le ricerche, con l’altalena di speranza e delusione ogni volta che il postino bussava con in mano una lettera del ministero. «Uno dei nostri figli – dice la donna – si chiama Francesco, ‘Cicciò, come ha voluto mio marito. Ci teneva tanto anche mio suocero ed io non mi sono opposta». Ha gli occhi rossi Antonio:”Sono 65 anni di rabbia che ho dentro – dice _ ed è una cosa troppo grave”.

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