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MATERA – “Il Duni è chiuso, la città di Matera non ha più un teatro”.
Quello che si sapeva, da ieri è ufficiale perchè Giovanni Carnovale, Antonio Padula, Nicola Duni e Antonio Andrisani hanno annunciato ieri ufficialmente l’impossibilità di tenere aperto lo storico sito patrimonio architettonico di grande valore ma anche bisognoso oggi di una serie di interventi di adeguamento e ristrutturazione senza i quali sarà impossibile poter riaprire i battenti. 

La prossima stagione è dunque fortemente a rischio.
“Questo problema bisognava porselo da 20 anni a questa parte” ha sostenuto Antonio Andrisani, “invece siamo oggi nella condizione di dover annunciare la chiusura fatti salvi alcuni spettacoli che erano già stati concordati e che saranno garantiti per evitare anche eventuali penali”.
Andrisani ricorda come “questa struttura è un salto nella modernità dove sono passati migliaia di materani cresciuti guardando i principali artisti di questi ultimi 50 anni e più”.
“L’unico rammarico”, gli fa eco Antonio Padula, “è quello di non aver potuto ospitare un artista come Eduardo De Filippo ma poi tutti gli altri grandi sono sempre venuti con soddisfazione qui.
Oggi però ci rendiamo conto che non è più possibile sostenere la situazione con un mercato che cambia e a cui purtroppo non siamo riusciti a tener testa. Abbiamo provato anche a far passare l’idea di una multisala ma non c’erano le condizioni per farlo.
Così come ci rendiamo conto che il palcoscenico ha bisogno di una modernizzazione che in tanti anni non c’è stata e che invece ha riguardato anche teatri importanti come La Scala o il San Carlo.
Oggi siamo al punto che non riusciamo ad andare avanti”. 

Per la ristrutturazione e l’adeguamento minimo necessario Giovanni Carnovale presidente della Fondazione nata per il Teatro Duni parla di una somma “che in base ai nostri calcoli è di 2 milioni di euro, in modo da procedere ad una ristrutturazione adeguata.
Noi ci siamo mossi, abbiamo avuto molti contatti con l’Amministrazione comunale, abbiamo trovato una grande disponibilità politica ma anche la necessità di completare una serie di passaggi tecnici.
Sappiamo che c’è la possibilità di accedere ad una somma disponibile per i contenitori culturali, siamo in continuo contatto, speriamo che il percorso venga completato al più presto”. 

Di certo non sarà un percorso semplice ed anche i tempi per una riapertura nel breve periodo andranno verificati. “Non servono opere incredibili, forse qualcosa in più dei 2 milioni di cui ho sentito parlare” spiega l’architetto Gigi Acito, “ma di certo si tratta di interventi di adeguamento, ristruttuazione soprattutto della parte scenica, adeguando anche magari la buca dove si posiziona l’orchestra per poter ospitare opere liriche di orchestre anche più grandi.
Un lavoro necessario che credo vada fatto, a prescindere che si faccia o meno un altro teatro ma che risponde alla necessità e all’esigenza di recuperare il patrimonio che già abbiamo”. 

Tre le ipotesi su cui si è dibattuto la prima che porta ad una gestione esclusivamente privata ma “così facendo è necessario, per riuscire a sostenere economicamente l’attività prevalente integrarla con attività diverse e con altre destinazione, così facendo si rischia di snaturare il valore culturale della struttura”.
La seconda ipotesi è una gestione esclusivamente pubbica che richiederebbe l’acquisizione in proprietà del teatro da parte dell’Amministrazione comunale. 

La più concreta rimane la terza opzione ossia una gestione mista pubblico-privata che mediante locazione, contratto di disponibilità, e la creazione di una fondazione permetta di raggiungere l’obiettivo.
“Dalla Regione però non si è mai ottenuto alcun riscontro pratico, mentre dal Comune di Matera segnaliamo i tanti incontri avuti, la disponibilità manifestata e la convocazione, prossima, di un tavolo tecnico per analizzare le soluzioni proposte ma questo tavolo non è mai stato organizzato malgrado le tante sollecitazioni”.

 

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