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L’ONOREVOLE Folino l’aveva previsto la sera stessa che aveva svelato il misfatto. «Qui, anche in questa sala, c’è qualcuno che andrà a rapporto dagli inglesi». Qualcuno di noi, presenti alla chiacchierata sul libro di Giovanni Fasanella, avrebbe tradito. Aveva ragione. Confesso espiando il disonore per tornare subito fedele alla patria, dopo solo una serata trascorsa vis à vis con sir Christopher Prentice, ambasciatore di sua maestà la regina d’Inghilterra, davanti a un piatto straricco di salumi paesani all’Eco del fiume a Moliterno. Premeditatamente avevo portato con me una copia del Quotidiano con il titolo “Petrolio, golpe inglese alle porte di Potenza”, e gliel’ho consegnata tra il primo e il secondo.
Cosa ne pensa, ambasciatore, qui si parla di lei. Non è british scomporsi e l’ambasciatore non si è scomposto, continuando a parlare italiano anche con i suoi connazionali per evitare di escludermi dalla conversazione. Gentilissimo. Alla tavolata in multirappresentanza (giornalisti, giovani imprenditrici seguite da Shell, manager della multinazionale petrolifera) l’ambasciatore si è detto sorpreso dal titolo, “un po’ esagerato”, spiegando che sì, certo, aveva parlato con il governo italiano perchè è nel suo ruolo occuparsi degli interessi delle aziende inglesi ma in questo caso anche italiane. (antefatto, per chi non lo ricorda: Folino aveva denunciato una pressione degli inglesi sul governo italiano per lo sblocca Italia e, in particolare, per il petrolio lucano).
Una convergenza di business, spiega dunque Sir Prentice, trasparente. Necessaria, anzi, chè la dolenzia italiana sgomenta il Nord Europa per la lentezza delle decisioni e la confusione su chi deve assumerle. Accanto all’ambasciatore il sindaco di Calvello, della stretta cerchia dei plenipotenziari del petrolio lucano. “Mi parli della Basilicata”, mi invita l’ambasciatore e “mi spieghi in cosa è differente”. Vado liscio, che la domanda è facile, devo solo sviare un po’ quando, tra i denti, fa riferimento alle tante piscine che si sono costruire nei paesi della Val D’Agri e quando, un po’ perfidamente, insiste sui profili dell’innovazione che offre il territorio.
«Qui c’è il più grande giacimento petrolifero dell’Europa continentale», ricorda il diplomatico che ben accetta l’invito liberatorio ad allentarsi la cravatta dopo una giornata in giro ad accompagnare i progetti sociali della Shell, anche perchè è dura esercitare la volontà a frenarsi davanti alle pappardelle ai funghi e ai ravioloni al tartufo.
L’energia è strategica per l’Italia (tanta a km zero ne ingurgitiamo in una sola sera) ma serve una riforma sulle decisioni. Sì, il passaggio lo fa – senza mai alterare il tono di voce – sul titolo V della Costituzione italiana, la cui mutazione auspica, ovviamente. Per ora le compagnie respirano, si sono risparmiate la cancellazione dell’air gun. Lo praticano in tutto il mondo. Fosse passato l’emendamento voluto dai grillini nella legge sugli ecoreati le compagnie avrebbero fatto la valigia il giorno dopo.
C’è il manager norvegese seduto alla mia destra. Esempio di bellezza di utilizzo della royalty. «Abbiamo accumulato e risparmiato tanto nella nostra nazione», dice «e da noi il welfare funziona benissimo». L’accerchiamento è ostile, tra chi mi parla di quasi piena occupazione in Inghilterra e del tutto pagato per l’istruzione dei giovani in Norvegia. La botta finale arriva su una grande verità che riguarda la nostra vecchia Europa alle prese con i flussi migratori. Su chi scommettereste, sui bamboccioni o su un africano che sfida il mare in cerca di futuro? Ko riflessivo.
Meno male che la Basilicata è accogliente.
E lasciando l’ambasciatore di sua maestà penso alla ricetta: allora, accogliere i migranti e puntare sulla loro energia, benedire le scelte di Renzi sulla riforma del titolo V, aumentare la produzione di petrolio sbloccando Tempa Rossa e Montegrosso, e mettere a sistema un modello di welfare come in Norvegia. Si può andare a vedere. Mi sa che la prima a consegnarsi agli inglesi non sono io. Arrivo almeno seconda.

l.serino@luedi.it

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