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POTENZA – Prima l’uscita di Latronico che parla di conferma della volontà centralistica del Governo sulla materia petrolifera. Poi Folino con l’allarme su interessi inglesi (con tanto di spy story) per estrarre greggio da Montegrosso. Insomma è di nuovo “caso petrolio” in Basilicata.
Una questione che ovviamente è particolarmente sensibile in Basilicata. Un minimo segnale di nuovi pozzi e si apre la polemica. Insomma rimane un nervo scoperto per la Regione e la classe dirigente locale.
E’ bastato quindi che il deputato di Forza Italia esprimesse perplessità e lanciasse l’allarme sul decreto attuativo del Mise sull’articolo 38 dello Sblocca Italia che immediatemente la tensione è risalità. 

Il Mise con il direttore generale Terlizzese ha gettato imediatamente acqua sul fuoco e dalla Regione hanno fatto sapere che è tutto sotto controllo. Ma intanto ieri Latronico ha ribadito : «Non voglio fare allarmismo. Sto ai fatti. Il decreto pubblicato sulla Gazzetta ufficiale lo scorso 6 maggio parla di potenziamento delle attività dove si prevede che l’Unmig potrà autorizzare le attività finalizzate a migliorare le prestazioni degli impianti di coltivazione di idrocarburi, compresa la perforazione, la reiniezione di acque di strato, se effettuate a partire da opere esistenti e nell’ambito dei limiti di produzione dei programmi già approvati». 

Non bastasse è arrivo il deputato del Pd, Vincenzo Folino a parlare di pressioni inglesi e interessi da 4 miliardi sul petrolio lucano. In più emerge il tema della quantità di barili estratti in questo momento. Da un documento ufficiale del Mise del 20 marzo scorso (rispetto all’ordine del giorno presentato alla Legge di Stabilità da Speranza, Antezza e Folino) emerge che in Basilicata si estrae molto meno di quanto pattuito: l’Eni nella Val d’Agri starebbe a 70 mila barili previsti quotidianamente per il 2025. 

A Tempa Rossa la Total, sempre secondo il verbale del Ministero dello Sviluppo economico potrebbe addirittura non essere più interessata a estrarre. Insomma il Mise ribalta il ragionamento: non solo non si parla di superare il 154 mila barili al giorno ma addirittura si rischia di stare molto sotto la soglia.
La domanda a questo punto è: può il Governo, che sul petrolio lucano continua a contare per limitare le importazioni dall’estero, rinunciare ad arrivare al limite dell’accordo del 1998? “Ai posteri l’ardua sentenza”. Intanto però la tensione sale. E ieri si sono accodati alla questione il consigliere regionale del Pd, Vito Santarsiero e il dirigente locale di Centro democratico, Fernando Picerno. 

In particolare Santarsiero ha dichiarato: «La denuncia dell’onorevole Folino in ordine a interferenze inglesi, interessati al pozzo di Montegrosso, sino ad influenzare il decreto Sblocca Italia ci chiamano a responsabilità importanti. Si pongono temi che riguardano l’autonomia politica nazionale ma si pongono altresì temi che riguardano cosa accade o deve accadere sui nostri territori». 

In più Santarsiero aggiunge altri elementi di preoccupazione: «(…) si dica con uguale chiarezza perché a Brindisi di Montagna è stata soppressa la locale stazione del Corpo Forestale dello Stato, organo competente a vigilare sugli stessi danni provocati dalle perforazioni petrolifere, ubicata peraltro in un immobile di proprietà del Ministero». Picerno (Cd) gli fa eco: «In coerenza con la nostra posizione assunta a livello regionale dal capogruppo Nicola Benedetto noi siamo contrari a nuove attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi in assenza di un aggiornamento delle intese tra Regione, Mise e compagnie petrolifere e di nuove e più avanzate garanzie per le popolazioni».
Insomma il fronte si allarga. Inglesi o non inglesi.

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