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METAPONTO – Da due mesi senza telefono, con stipendi ridotti all’osso in ritardo e non allineati al contratto di categoria, ghettizzati e guardati con sospetto dai colleghi “titolari”.
E’ la condizione mortificante dei 19 ex dipendenti Agrobios, trasferiti dal 2012 al laboratorio Arpab (Agenzia regionale per l’ambiente di Basilicata) di Metaponto.
Un trasferimento che, per certi versi, sa di beffa in quanto pur essendo pienamente qualificati per le loro mansioni (a volte anche più di chi è già in Arpab), vengono trattati alla stregua di dilettanti allo sbaraglio. Una situazione di disagio, rappresentata al Quotidiano dal sindacalista Uil Rsu-Rls, Walter Ferruzzi, il quale lamenta soprattutto l’ormai cronica assenza di uno strumento essenziale per il loro lavoro: il telefono fisso.
«Anche perchè -spiega Ferruzzi- in questa zona e quasi impossibile utilizzare i nostri cellulari personali, visto che sono veramente pochi gli operatori in grado di garantire una buona copertura sulla zona. Una situazione che si protrae ormai dal 1 gennaio e ci mette in seria difficoltà, perchè il nostro lavoro è fatto di relazioni e comunicazione con l’esterno, senza contare l’aspetto della sicurezza, ovvero se succede qualcosa in sede non possiamo dare l’allarme con la necessaria tempestività».
Poi c’è il capitolo stipendi. «Certo, arrivano in ritardo e non allineati al contratto dei chimici, i cui parametri vengono applicati a noi a seconda della convenienza del momento, senza alcuna stabilità e garanzia. Ne derivano stipendi mediamente depotenziati e senza i premi di partecipazione, un istituto contrattuale del settore chimico, che comporta il percepimento di circa 800 euro l’anno, ma per noi è fermo dal 2014, nonostante accordi sottoscritti con i vertici dell’Arpab; anzi, i dipendenti Arpab non hanno percepito neppure il 2013».
Infine l’aspetto non trascurabile della sicurezza sul luogo di lavoro. «Sì, perchè siccome il settore pubblico non lo prevede, e noi siamo pubblici o privati a seconda della convenienza, non abbiamo alcuna assicurazione che ci copra in caso di infortunio, mentre siamo fuori per i sopralluoghi di routine, o anche in sede a Metaponto».
Su tutto domina l’ostruzionismo dei 33 “titolari” Arpab, che hanno presentato un ricorso, contestando agli ex Agrobios di svolgere le loro stesse mansioni pur non essendo entrati per concorso, come avvenuto per loro.
Una guerra tra poveri, dunque, che rischia di compromettere seriamente anche l’efficienza di un settore così delicato e nevralgico come il monitoraggio ambientale. Chi di competenza, dovrebbe almeno garantire il ripristino del servizio telefonico, perchè i dipendenti non possono continuare a comunicare a spese proprie. Viste le tante potenziali emergenze ambientali nel territorio jonico, l’attività dell’Arpab andrebbe solo incentivata.

a.corrado@luedi.it

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