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DOPO la consegna delle 11.225 firme, al presidente del Consiglio regionale Piero Lacorazza, poste in calce alla petizione con la quale abbiamo chiesto a Regione Basilicata di impugnare davanti la Corte Costituzionale l’articolo 38 dello Sblocca Italia, di introdurre nell’ordinamento regionale il referendum consultivo e di non concedere l’autorizzazione amministrativa alle richieste avanzate circa ricerca e/o permessi di coltivazioni e/o stoccaggio nel sottosuolo regionale di idrocarburi, come cittadini anti art.38 la domanda che ci siamo posto è: adesso che fare?
La sensazione è che le persone comuni cioè quelle che hanno firmato la petizione e che, nella stragrande maggioranza dei casi, non sono scese in piazza a manifestare si aspettano atti concreti e un approccio alla questione scevro da ideologismi. Non si tratta di fare una “ rivoluzione” anche perché, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, abbiamo avuto modo di constare che le tanto sbandierate “ rivoluzioni” da noi diventano controrivoluzioni.
Il rischio palese è che la “ piazza” si svuoti e che la materia finisca con il diventare solo appannaggio di minoranze “specializzate” con chiare difficoltà di comunicazione. La comunicazione non proprio efficace, non è solo questione di media più o meno asserviti i quali non riservano il giusto spazio e la corretta informazione, è anche una questione che attiene il contenuto della/e proposte. Pertanto pensiamo che per cogliere i risultati prefissati non serve un velocista ma un maratoneta.
Nelle manifestazioni la massa critica è stata rappresentata prevalentemente dagli studenti, ai quali dovremmo fare delle statue, non è un caso che l’attacco mediatico è stato rivolto proprio contro di loro per sminuirne la credibilità. Adesso il 23 dicembre le scuole chiudono e pur essendo molto pugnaci penso che con il rientro a scuola le loro preoccupazioni saranno altre. Ed è su queste circostanze che il ceto politico lucano più retrivo conta per mettere tutto a tacere. Pertanto per evitare che il lavoro fin qui fatto non vada perduto provocando la solita frustrazione bisogna definire in modo chiaro gli obiettivi partendo dal risultato fin qui raggiunto. Realisticamente il risultato sin qui raggiunto è proprio la risoluzione approvata dal Consiglio Regionale del 4 dicembre scorso . Il Consiglio Regionale ha dato indicazioni precise al Presidente della Giunta e dobbiamo chiedere con forza che quel mandato venga rispettato in toto. Questo l’obiettivo. Nell’ordine del giorno approvato non c’è solo l’impugnazione dell’articolo 38. Nel corpo della risoluzione ci sono una serie di indicazioni interessanti e condivisibili. Ne cito solo alcune: potenziamento della struttura ospedaliere della Val d’Agri, indagine dell’impatto sulla salute e sull’ambiente delle estrazioni petrolifere; piano ambientale, Tavolo della trasparenza, approvazione di specifica legge regionale per la regolamentazione del raccordo tra Stato – Regione- Enti locali e Associazioni ambientaliste; registro dei tumori, c.d. “punto zero” per il monitoraggio ambientale e altro ancora. La realizzazione di questi interventi in tempi certi è ciò che i cittadini si aspettano. Come “Cittadini Anti articolo 38” ci stiamo attrezzando per mettere in campo una serie di iniziative in merito. Pensiamo che per tradurre in fatti le indicazioni del Consiglio Regionale debba essere mantenuta viva l’attenzione dei Comuni, che bisogna interagire con i partiti politici, associazioni, sindacati, Gruppi consiliari e con i singoli consiglieri ( vorrei solo ricordare a ciascuno di essi che in 15 hanno approvato l’o.d.g.). In sostanza gli impegni assunti, con l’approvazione della risoluzione del 4 dicembre dal Consiglio Regionale, devono essere tradotti in fatti concreti secondo modalità e tempi certi. In ultimo perchè amministrazioni comunali, associazioni, gruppi consiliari, partiti politici ecc. dovrebbero confrontarsi con dei semplici cittadini? Saremmo degli ingenui ma è proprio la nostra ingenuità che spingerà tutti costoro ad accettare il confronto.
Cittadini Anti art. 38
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