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POTENZA – Il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza plaude al nuovo corso del San Carlo, bocciando il «cerchio magico» che decideva tutto «fino a pochi giorni or sono». Intanto al vaglio degli inquirenti restano ancora ipotesi di favoreggiamento a carico di alcuni dei protagonisti del caso di Cardiochirurgia. E il gip non ha ancora fissato gli interrogatori di garanzia per sapere come intendono difendersi i 3 medici arrestati.
Si annunciano giorni ad alta tensione tra il Palazzo di giustizia di Potenza, l’ospedale e il parlamentino lucano, dove domani la vicenda San Carlo sarà all’ordine del giorno della seduta settimanale.
L’apertura di un secondo filone d’indagine sulla morte della 71enne Elisa Presta risale già a diversi giorni fa, dopo il deposito in Procura di una denuncia molto dettagliata su quanto accaduto dopo il 28 maggio del 2013. Quando le notizie sul fattaccio hanno iniziato a circolare nel reparto, nei corridoi dell’ospedale, e persino in Regione.
A sostenerlo per primo è stato un medico indicato dal gip che ha disposto gli arresti del primario Nicola Marraudino, e dei colleghi Matteo Galatti e Michele Cavone, come l’autore delle registrazioni shock diffuse a fine agosto. Ed è proprio su quelle registrazioni che si è concentrata subito l’attenzione degli investigatori, per almeno due ordini di motivi.
Il primo riguarda i silenzi di chi ha saputo ma si è guardato bene da denunciare, nonostante gli obblighi di legge. Il secondo, invece, le possibili reticenze dei medici “intercettati” mentre parlano dell’autopsia disposta sul corpo della donna e delle risposte da dare di fronte al magistrato, che aveva avviato una serie di convocazioni di persone informate sui fatti per ricostruire gli eventi.
L’ipotesi è quella di favoreggiamento dei 3 cardiochirurghi indagati per la morte di Elisa Presta. Ma senza un riferimento temporale certo, visto che le registrazioni non risultano datate, è difficile sostenere che i propositi manifestati, in maniera più o meno chiara, si siano tradotti in qualcosa di concreto. Come pure che ci sia stata un’omissione di denuncia, senza stabilire al di là di ogni dubbio, che gli audio risalgono a prima di febbraio, quando gli agenti della Squadra mobile di Potenza hanno sequestrato le cartelle cliniche, e in un’ambiente così piccolo l’esistenza di un’inchiesta è diventata un fatto notorio.
Solo il loro autore potrebbe essere d’aiuto in questo senso, svelando i contorni della questione, che in un crescendo di accuse e rivelazioni ha lambito anche i vertici della Regione e dell’Azienda sanitaria. Sempre che non esistano delle altre registrazioni, ancora nascoste, capaci di farlo al posto suo.
Ma la bufera sul San Carlo ha anche risvolti politici, e ieri mattina è tornato a parlare anche il presidente dell’Ordine dei medici di Potenza, Enrico Mazzeo.
«Decisione giusta ed opportuna, rispettosa del personale coinvolto». Ha commentato l’ex consigliere regionale sulla pabina facebook del commissario Rocco Maglietta, che nei giorni scorsi ha bloccato la riorganizzazione delle sale operatorie e del reparto di Radiologia.
Poi la stoccata al vecchio management. «Nessuna riforma per quanto giusta passa attraverso decisioni da “cerchio magico” come era prassi al San Carlo fino a pochi giorni or sono».
Più chiaro di così davvero non si può.

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