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POTENZA – «Non ci sono bottiglie di champagne né scontrini di ristoranti stellati da Michelin. Ho chiesto rimborsi solo per missioni istituzionali».
Si difende così l’ex presidente della Provincia di Potenza, e attuale sindaco Pd di Lavello, Sabino Altobello, dopo le accuse della Procura regionale della Corte dei conti che gli contesta 17mila euro di rimborsi illeciti.
Gran parte delle spese che mi vengono addebitate – spiega Altobello – sono pagamenti effettuati direttamente dall’ufficio di gabinetto che gestisce il cerimoniale previsto per eventi particolari e incontri tra amministratori. Un caso esemplare è stato quando in qualità di presidente dei presidenti delle province meridionali ho organizzato un incontro alla presenza di operatori dell’Unione europea e una ventina di province diverse in materia di sviluppo sostenibile ed energia. Non penso che sia stato sbagliato offrire un modesto buffet per chi è venuto da così lontano. Certo, avrei potuto anche pagare personalmente ma devo dire che queste mi sembrano spese istituzionali».
Sui rimborsi per viaggi in Italia e all’estero Altobello tiene a precisare che è «il regolamento dell’Unione delle province a porre in capo alla provincia del presidente, che in materia di sviluppo sostenibile ed energia ero io, anche le spese per trasferte a Bruxelles, in Italia, e tutto il mezzogiorno per workshop vari. Per questo risultano i viaggi che mi vengono contestati».
«Ci sono tutte le cosiddette pezze d’appoggio». Prosegue Altobello. «Il punto è che nè il pm contabile nè la Finanza, per altre ragioni, hanno considerato che quelle spese sono state sostenute non solo come presidente della Provincia di Potenza, ma nel mio caso anche come membro del Consiglio direttivo dell’Upi».
Sugli scontrini emessi in rapida sequenza e tutti dallo stesso esercizio, che hanno fatto storcere il naso al procuratore regionale Oricchio, l’ex presidente si giustifica con gli incontri avvenuti in Provincia dove spesso si incrociavano anche comandanti delle forze dell’orgine e magistrati. Per questo l’ufficio di gabinetto provvedeva a «qualche caffè» o a un piccolo rinfresco.
«In vent’anni di vita politica – aggiunge Altobello – ho ricevuto un solo rinvio a giudizio per un’ipotesi di abuso d’ufficio da cui sono stato assolto perché il fatto non costituisce reato. Mentre con la Corte dei conti è la seconda volta. Intanto da sindaco ho ridotto del 60% i costi della politica e a capo della multiservice ho nominato un funzionario interno nonostante le opposizoni anche all’interno della maggioranza. Insomma capisco il lavoro degli inquirenti e credo che si faccia bene a verificare come vengono gestiti i rimborsi perché il tema è sensibile. E ci può stare che la politica si faccia carico delle spese di rappresentanza. Per me va bene. Lo capisco. Basta che venga deciso».
Assieme ad Altobello il prossimo 21 gennaio, stessa data fissata per l’udienza dei 28 consiglieri regionali coinvolti nella tranche 2009/10 dell’inchiesta sui rimborsi del parlamentino lucano, dovranno comparire in aula: il suo successore alla Provincia, Piero Lacorazza, attuale presidente del Consiglio regionale; e gli ex presidenti del Consiglio provinciale Palmiro Sacco e Antonio Carmine Salicone, ma per cifre molto inferiori.
Secondo il procuratore Oricchio dalle verifiche sulle spese di rappresentanza sostenute nel 2009 dai 4 ex presidenti sarebbe emersa «l’illegittima imputazione alle spese di rappresentanza di quelle sostenute dai vertici politici della Provincia, per consumazioni ed acquisti di beni, ritenute non strumentali all’esercizio del munus publicum rivestito, non essendo stati rinvenuti sufficienti elementi comprovanti un nesso di causalità necessaria fra le spese sostenute e le funzioni ricoperte».
l.amato@luedi.it
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