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CATANZARO – Sono state concluse le operazioni burocratiche per la mobilità del personale in esubero della Fondazione Campanella di Catanzaro. La notizia è stata resa nota con un comunicato a firma congiunta del direttore generale, Mario Martina, e del presidente, Paolo Falzea.

L’ANNUNCIO: SI CHIUDE AD OTTOBRE

La «triste conclusione», è scritto nella nota, «è stata determinata dalla assurda e drastica riduzione dei posti letto assegnati alla Fondazione Tommaso Campanella da parte della Regione ed a seguito del trasferimento delle unità operative non oncologiche dall’1 agosto 2014, senza personale medico, infermieristico ed operatori socio sanitari».

Nel comunicato si ricorda che tutto questo è avvenuto nonostante «il Consiglio regionale di recente abbia approvato la legge n. 17 del 11 agosto 2014, che individua nel Centro oncologico di eccellenza e di alta specializzazione, per la ricerca dei tumori di Germaneto, gestito dalla Fondazione T. Campanella, struttura idonea ad assumere il ruolo di Centro oncologico di riferimento regionale ed a richiedere, compatibilmente con la programmazione sanitaria regionale, il riconoscimento in Istituto di ricovero e cura di carattere scientifico privato con indirizzo oncologico che il Governo ha deciso di non impugnare ritenendo il Consiglio regionale competente a legiferare».

L’IRA DEL SOTTOSEGRETARIO SULLA REGIONE

Martina e Falzea hanno ricordato, inoltre, che «il Consiglio regionale, all’unanimità, più volte e in varie forme si è espresso per l’aumento dei posti letto che avrebbe consentito alla Fondazione di mantenere in servizio gran parte del personale. Il management, su espressa richiesta del Presidente della Giunta regionale per conto della Giunta, aveva accettato di rinviare per un mese le procedure di mobilità, in attesa di soluzioni alternative, che puntualmente non si sono verificate».

«Ad oggi – scrivono i vertici del polo oncologico – non vi sono atti formali che possano far prevedere, a breve, l’assegnazione alla Fondazione T. Campanella di altri servizi sanitari (hospice, assistenza domiciliare, aumento posti letto), da parte del commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro. Non era praticabile la richiesta della organizzazioni sindacali – aggiungono – di applicare il contratto di solidarietà in quanto il numero del personale in esubero è quadruplo e quintuplo rispetto a quello che continuerà a prestare servizio». Esclusa da Martina e Falzea anche l’ipotesi della Cassa integrazione straordinaria o in deroga, «in quanto non vi sono al momento prospettive di sviluppo che consentano il riassorbimento del personale».

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