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PISTICCI – «Tecnoparco Valbasento spa svolge le proprie attività industriali nel pieno rispetto delle norme di legge».
A precisarlo, in una nota, è la società valbasentana, dopo il servizio denuncia del sindaco di Pisticci, Di Trani, che ha prelevato autonomamente campioni in apparenza inquinati dallo scarico della zona industriale.
«I costanti e frequenti controlli cui è sottoposta l’attività di depurazione ad opera delle autorità pubbliche competenti -spiega Tecnoparco- oltre a quelli autonomamente e giornalmente svolti, non hanno mai evidenziato il superamento dei limiti allo scarico in acque superficiali previsti dalle norme di legge. Ciò è confermato dai risultati della meritoria campagna di controllo della qualità delle acque e dei sedimenti del fiume Basento, svolta per tutto il 2013 dal comune di Pisticci.
Ciascuno dei 12 controlli analitici, effettuati da un laboratorio qualificato scelto dal Comune, ad eccezione dei mesi di luglio ed agosto 2013, nei quali si osservano dei superamenti per il parametro “solfuri” per fattori inequivocabilmente estranei allo scarico di Tecnoparco, conclude testualmente che: “…le acque del fiume Basento sono risultate conformi alle prescrizioni del D.Lgs. 152/06 allegato 5 alla parte III Tab. 3 “valori limiti di emissioni in acque superficiali e in fognatura” e non hanno subito significative alterazioni della composizione chimico – fisica a carico dei reflui emessi dallo stabilimento Tecnoparco Valbasento.”
La vasca dalla quale è stato prelevato uno strato superficiale di liquido -proseguono da Tecnoparco- non è posta a valle dell’impianto di trattamento, ma fa parte del processo di depurazione. Infatti, a valle di qualunque processo biologico di depurazione, per prevenire la fuga di microorganismi, viene effettuata una disinfezione (ad es. con ipoclorito di sodio) a seguito della quale le membrane cellulari dei microorganismi, ancora presenti in tracce nelle acque depurate, si rompono e producono una schiuma piuttosto densa. Lo scopo della vasca su cui è stato effettuato il prelievo del liquido superficiale, è proprio quello di rallentare l’acqua, in modo che i residui delle membrane dei microorganismi e le schiume (entrambi con densità minore dell’acqua) possano venire a galla ed essere bloccati da apposite barriere che sfruttano appunto il diverso peso specifico di queste sostanze rispetto all’acqua.
Il prelievo è stato chiaramente eseguito negli spazi tra queste barriere ed ha raccolto proprio quei materiali che esse bloccano e che, dunque, non giungono allo scarico. Peraltro, le acque in uscita dalla vasca nella quale è stato fatto il prelievo, prima di arrivare allo scarico, passano attraverso un’altra serie di barriere che svolgono la medesima funzione. Se il prelievo fosse stato eseguito sulla cascata che costituisce il punto di scarico autorizzato, o semplicemente nella stessa vasca su cui è stato fatto, ma a valle delle barriere in essa presenti e quindi fosse stato rappresentativo dell’effettivo scarico, l’aspetto sarebbe stato molto differente e rassicurante. Dunque, nessuna anomalia può essere riscontrata nella vasca; anzi al contrario il prelievo effettuato dimostra l’efficacia nello svolgimento della sua funzione. Un preventivo e trasparente confronto -concludono dalla società- consentirebbe sempre di avere una chiara conoscenza delle questioni e dei fenomeni, a tutto vantaggio degli interessi pubblici e di una corretta informazione. Per adesso, non si adiscono le autorità competenti solo per il senso di responsabilità nei confronti delle centinaia di lavoratori la cui attività è legata alla società».
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