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POTENZA – Un pranzo rendicontato dall’allora presidente della giunta regionale, Vito De Filippo, con tanti commensali. Troppi perché passasse del tutto inosservato.
Potrebbe ripartire da qui l’inchiesta dei pm del capoluogo sui rimborsi pazzi in Consiglio regionale per cui nel giro di qualche settimana è attesa anche la decisione del gup Tiziana Petrocelli.

A offrire nuovi spunti agli inquirenti è stato il lavoro svolto nelle scorse settimane dai militari delle fiamme gialle per la procura regionale della Corte dei conti, che ha deciso di analizzare anche fatture e scontrini del 2009, oltre a quelli del 2010 e del 2011. 

Nei giorni scorsi proprio sulla base di quanto emerso dal loro esame il procuratore finanziario Michele Oricchio ha citato a giudizio 28 consiglieri dell’VIII legislatura. Ma una segnalazione sulle “anomalie” più evidenti è arrivata anche al quarto piano del Palazzo di giustizia. Per questo martedì mattina sono stati sentiti come persone informate sui fatti due storici collaboratori dell’ex governatore democratico De Filippo. 

A suscitare l’attenzione degli investigatori è stata una fattura particolarmente “esosa” rendicontata tra le spese di segreteria e rappresentanza dell’attuale sottosegretario alla Salute. La fattura di un ristorante, per la precisione. Così è nata l’esigenza di verificare in primis se si sia trattato davvero di una cena politica, piuttosto che di un evento privato, quindi chi ha pagato e per chi. 

Cosa verrà fuori dai nuovi accertamenti avviati dalle Fiamme gialle si vedrà nei prossimi mesi. Ma è difficile che un’andazzo come quello scoperto nel 2010 e nel 2011 non sia risalente agli anni precedenti. Soprattutto perché è a partire dal 2006 che l’ufficio di presidenza del Consiglio ha interrotto i controlli sulla gestione del rimborso per le spese di «esercizio del mandato senza vincolo di mandato». D’altra parte è solo per ragioni di “economia processuale” che a ottobre del 2012 i pm potentini avevano contenuto le indagini agli ultimi due anni, senza andare più indietro. 

In soldoni, prima della riforma approvata a dicembre del 2012, a ogni consigliere regionale venivano corrisposti in anticipo 2650 euro al mese per uscite di «segreteria e rappresentanza» con l’obbligo di rendicontare alla fine dell’anno. Ma dalle indagini effettuate da finanza, carabinieri e polizia è emerso che in molte occasioni venivano utilizzati per tutt’altro.

Si va dal caffè all’orsetto di peluche passando per il cd di Renato Zero, tutte le varietà di prodotti da forno, la frutta, la verdura, le caramelle. Ma tra le fatture e gli scontrini depositati nell’ufficio di presidenza della giunta sono saltati fuori anche il noleggio di un auto in Costa Smeralda in altissima stagione, i soggiorni a Ponza, le settimane bianche e le notti in albergo con accompagnatrici imprecisate. Poi ci sono i collaboratori “fantasma” che hanno smentito di aver ricevuto le somme dichiarate nei contratti depositati, o di aver mai lavorato per il consigliere in questione, oppure hanno ammesso di averlo fatto ma all’insaputa del marito che di quel dubbio rapporto di lavoro non sapeva nulla né avrebbe dovuto saperlo. 

Gli investigatori hanno scoperto una montagna di fatture e scontrini ritoccati con l’aggiunta di un numero a penna a destra o a sinistra dell’importo originale: a volte aggiungendo 300 euro, e a volte soltanto 2. O ancora schede benzina “gonfiate”, fatture fotocopiate e rimborsate più volte, altre per spese già rimborsate con le indennità di missione, per spuntini in varie parti d’Italia allo stesso momento e per francobolli disconosciute da chi dovrebbe averle emesse. C’è persino chi avrebbe portato a rimborso per intero la fattura di un pranzo di auguri con alcuni dipendenti regionali che invece hanno dichiarato di aver pagato “alla romana”.

De Filippo era già tra i 34 consiglieri e assessori esterni per cui la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, assieme al suo successore e compagno di partito Marcello Pittella e 4 dei consiglieri rieletti a novembre dell’anno scorso: Nicola Benedetto (Cd), Paolo Castelluccio (FI), Franco Mollica (Udc) e Michele Napoli (FI).
Al momento in relazione alle verifiche appena avviate dalle Fiamme Gialle non ci sarebbero state nuove iscrizioni sul registro degli indagati.

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