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E’ ATTESO ormai a ore il rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale da parte della Regione Basilicata a Fenice Ambiente srl. A dispetto del largo fronte contrario che sabato pomeriggio – presente anche il vescovo di Melfi, Todisco – è tornato a protestare davanti ai cancelli di San Nicola per chiedere di fermare “il mostro” della zona industriale di Melfi che dal 2000 ha provocato una pesante contaminazione della falda acquifera. L’orientamento di viale Verrastro è ormai chiaro: Fenice Ambiente può continuare a operare, ma con i parametri più restrittivi imposti dall’Autorizzazione. Ma il problema è che popolazioni e associazioni ambientaliste non si fidano di più della società che per quasi dieci anni ha continuato a inquinare indisturbamente. E che soprattutto sembra tutt’ora lontana dalla risoluzione del problema.
Le ultime che arrivano rispetto ai danni ambientali provocati in questi anni non sono affatto rassicuranti.
La novità è rappresentata dalla notizia circolata nelle ultime ore e denunciata dal segretario dei radicali, Maurizio Bolognetti: gli stessi tipi di inquinanti ritrovati nelle acque di falda di Fenice sarebbero presenti anche nei terreni adiacenti di proprietà di Fiat Sata, Bentler e Bg. Aziende che avevano dato la propria disponibilità all’amministrazione comunale di Melfi (che ha dovuto sostituirsi a Fenice, dopo che quest’ultima si era rifiutata di farlo) a effettuare i controlli nei propri terreni.
Dai primi accertamenti pare che i “veleni” certificati nell’area di inquinamento già conclamato si siano estesi anche nelle zone limitrofe. Conferma la notizia anche il sindaco Valvano, che spiega: «La cosa era abbastanza prevedibile, data la contaminazione prolungata e duratura dell’impianto di termodistruzione, che chiaramente non poteva rimanere circoscritta entro i confini di Fenice». Anche se, per Bolognetti, che accusa del primo cittadino di Melfi di non averne dato notizia ai cittadini, si tratta dell’ennesimo atto omertoso nella kafkiana vicenda di Fenice. L’esponente dei radicali ha chiesto alle istituzioni preposte di fare immediatamente chiarezza sul caso. Sata, però, nel frattempo assicura: «Fino ora non sono stati riscontrati sforamenti dei parametri fissati dalla normativa nazionale». Ma i sondaggi più approfonditi, quelli che potranno accertare con precisione l’entità della contaminazione, devono ancora cominciare.
Nel frattempo, tornano a farsi sentire anche i consiglieri comunali di “Solo Lavello”. Chiedono chiarimenti alla Giunta Pittella, ormai orientata, com’è noto, a rilasciare il via libera a Fenice. «Un’azione – si legge nella nota stampa – che in un’ottica di bene comune non è assolutamente quello che i cittadini del Vulture Melfese chiedono a tutela della propria salute e delle generazioni che abiteranno la nostra terra. Un supporto politico deve incentivare fortemente una propensione al benessere, prima di tutto a quello relativo alla salute dei cittadini. Anche perché questa decisione sarebbe in contrasto con i cardini e gli obiettivi richiamati nel vostro piano di Governo regionale durante la campagna elettorale».
ml
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