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VIGGIANO –  Per ora, due ore di sciopero ma l’azione di protesta potrebbe avere scenari più forti e incisivi come la proclamazione di 8 ore di sciopero e una manifestazione sotto via Verrastro.

Dal Centro Olio i  Sindacati  insieme ai lavoratori “tuonano”  e chiamano alle responsabilità l’Eni e la Regione Basilicata. La piattaforma è su tre punti fermi: “stabilizzazione dei contratti di lavoro a tempo determinato; omogeneizzazione degli strumenti di protezione e prevenzione della salute con i lavoratori dell’Eni ed equiparazione delle condizioni salariali con i dipendenti Eni di Viggiano attraverso la comparazione dei trattamenti economici aggiuntivi”.  Rivendicazioni per le “rilevanti differenze di trattamento”, in particolar modo sollevano “non viene riconosciuto il premio di produzione legato ai risultati che essi contribuiscono a realizzare, la indennità per disagiata sede, i buoni pasto, la reperibilità; un ampio e diffuso utilizzo, nelle aziende dell’indotto, di rapporti di lavoro a tempo determinato e la non omogeneità delle modalità di protezione e prevenzione della salute (visite  mediche specialistiche).

«L’Eni non si può sottrarre – ha spiegato il segretario confederale della Uil, Antonio Deoregi –  di fronte alle responsabilità perché ci sono degli impegni che vanno mantenuti all’interno del sito. Noi abbiamo avanzato una piattaforma, l’abbiamo discussa con i lavoratori. Abbiamo posto tre temi all’ordine del giorno: il problema occupazionale,  salariale e quello ambientale. Rispetto a questi tre temi, abbiamo preteso delle risposte dalle aziende che lavorano nell’indotto petrolifero. La committente principale – ha ribadito –  che è l’Eni, non si può sottrarre alle proprie responsabilità». Per Deoregi «è ovvio che è incomprensibile quando l’Eni dice che non può intervenire nelle problematiche che attiene l’autonomia di impresa delle altre aziende». Per questo la richiesta, innalza il sindacalista della Uil  «noi all’Eni chiediamo che nel momento in cui viene predisposto il  bando per l’assegnazione dei servizi, debba prevedere dal punto di vista procedurale, la non accettazione di un appalto al minimo ribasso».

Tema vero della discussione.  E ancora, «deve pretendere – continua il segretario della Uil –   rispetto alle normative , partendo dalla Seveso ter per arrivare a tutto ciò che attiene la discussione in materia ambientale e di sicurezza. Tutte le aziende che interagiscono all’interno del Centro Olio debbono avere l’obbligo di rispettare quelli che sono i dispositivi giuridici e normativi imposti dall’Eni ai suoi dipendenti, gli stessi debbono essere trasferiti partendo dai dispositivi di protezione individuale per arrivare ad altre situazioni che attengono all’ambiente e alla sicurezza dei lavoratori».

La compagnia petrolifera, per i sindacati, deve vigilare «dal punto di vista salariale e occupazionale, l’eni deve vigilare – pena l’annullamento dell’assegnazione della gara – affinchè le aziende che intervengono nella gara che sia un appalto  diretto o un sub appalto». «Non è pensabile che tengano lavoratori in carico – aggiunge –  esclusivamente a tempo determinato».

E la protesta, parte e non finisce, con l’incipit di un’azione più forte come le  otto ore di sciopero, non «escludendo – chiosa Deoregi –  una protesta sotto la Regione Basilicata, affinchè il governatore regionale, Marcello Pitella, si adoperi per ricucire lo strappo che oggi abbiamo riscontrato esserci con l’Eni, con il mondo datoriale delle piccole e medie imprese».

La piattaforma che è stata approvata dai lavoratori, mira ad una «equiparazione – riafferma il segretario provinciale della Cgil di Potenza, Giuseppe Cillis – dei trattamenti  sia sotto il profilo salariale che della salute e anche per la stabilizzazione dell’occupazione».

Il richiamo da parte di Cillis, «all’Eni e alla  Regione Basilicata a dover trovare una soluzione che dopo quindici non si regge più».

Poi la provocazione del segretario della Cgil: «C’è da segnalare che per far fronte alle nostre richieste dal punto di vista salariale basterebbe tre ore di estrazione, se consideriamo che l’amministrazione delegato Scaroni ha uno stipendio di 6 milioni di euro all’anno. Qui si estrae qualcosa, di valore di dieci milioni di euro al giorno. La richiesta che noi abbiamo formulato per i lavoratori gira intorno a 3 e 4 milioni di euro all’anno per 450 lavoratori.

Mi sembra che è una strada ben perseguibile. L’Eni può incidere dal punto di vista tecnico per assicurare il trattamento equiparato ai lavoratori dell’indotto. Come Cgil – Cisl –Uil abbiamo richiesto l’intervento del presidente della giunta regionale in una lettera inviata l’8 aprile scorso,  chiedendo al governatore di svolgere il suo ruolo e la sua responsabilità, chiamando l’Eni ad un tavolo regionale. Stiamo aspettando la risposta. Per questa ragione, probabilmente proclameremo otto ore di sciopero entro fine mese da svolgersi qualora la giunta non ottempera alle nostre richieste e nel caso che l’Eni non dia la disponibilità».

 

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