Petrolio e sviluppo, la denuncia dell’Inu Basilicata
“Regione senza piani, territorio senza futuro”
Le conflittualità emerse l’altro giorno a Marsico Nuovo, nell’incontro
programmato tra la Giunta Regionale di Basilicata, ENI e comunità della
Val d’Agri, in merito alla complessa vicenda degli impatti ambientali
delle estrazioni petrolifere in quei territori, è a giudizio della
sezione Basilicata dell’Istituto Nazionale di Urbanistica la spia del
profondo malessere che alberga ormai stabilmente nel territorio e nella
comunità lucana. Malessere che nella regione quotidianamente si replica
in tante altre situazioni di conflittualità locale tra risorse
ambientali e modalità del loro sfruttamento, ed è il risultato della
percezione diffusa, nella comunità lucana, dell’assenza di una
speranza, di una concreta prospettiva di sopravvivenza, lavoro e
sviluppo: l’assenza cioè di una visione del futuro della nostra
Regione.
I cittadini lucani hanno ormai capito che la coincidenza tra il
moltiplicarsi degli attentati ad ambiente, salute e paesaggio provocati
dall’industria energetica (estrazioni petrolifere, campi eolici e
fotovoltaici, ecc.), l’aggravarsi della fragilità del territorio
(accresciuta dai cambiamenti climatici), ed il precipitare delle stime
del declino demografico e socio-economico della regione (meno 50.000
abitanti al 2030), delineano per la Basilicata un futuro pressoché
certo di area desertificata, sede ideale per attività ad alto rischio
ambientale, pattumiera ecologico-energetica delle aree forti costiere
(corridoi adriatico e tirreno).
Ecco la causa dei segnali di nervosismo e di preoccupata reazione che
si manifestano nella comunità lucana: punta di un iceberg, che sconta
anche palesi inadeguatezze nell’esercizio di un autorevole servizio di
monitoraggio di acque, suolo e aria, in grado di offrire idonea
garanzia per la salute dei cittadini e per le produzioni agroalimentari
della Regione, toccando così nel vivo le ultime riserve di speranza.
Le genti lucane rifiutano rassicuranti paternalismi, ma vogliono sempre
più risposte credibili e concrete da chi li governa; vogliono cioè
fattibili Programmi di sviluppo, chiaramente disegnati sul territorio
(Piani), che ne valorizzino le risorse e non le abbandonino a più o
meno sofisticati processi di sfruttamento, addolciti da qualche
“bonus”, gentilmente concesso. Essi sarebbero anche disponibili a
pagare qualche prezzo in termini ambientali, ma a condizione che siano
chiari, e concretamente verificabili, i vantaggi, in termini di
valorizzazione e sopravvivenza del territorio e della comunità
regionale (lavoro, prima di tutto), che dai quei “costi ambientali”
discendono.
Queste risposte purtroppo non ci sono, non emergono: la Regione
Basilicata, “regione senza piani”, è da molti, troppi anni muta ed
inerte: nessun Piano Paesaggistico Regionale, cornice delle “tutele”
che dovrebbero salvaguardarne le risorse paesaggistico-ambientali;
nessun Quadro Strategico Regionale, cornice del disegno di sviluppo e
sopravvivenza della Regione, come entità-identità geografica,
istituzionale, sociale. In sintesi, nessuna “visione del futuro”, che
non sia la rincorsa alle emergenze, di tutti i tipi. L’Inu Basilicata
ha, nelle settimane passate, lanciato un appello al Governo Regionale,
perché dia corso immediatamente ad un “programma di salvaguardia e
sviluppo” del territorio regionale, con l’obiettivo di assicurare una
giusta, sicura e redditizia “cornice” di sopravvivenza e sviluppo, alle
comunità ivi insediate: Un new deal per il territorio della
Basilicata. Ad oggi nessun ascolto, nessuna risposta. In assenza di una
tale mobilitazione politica, progettuale e civile, ci chiediamo: quanto
dovrà la comunità regionale ancora attendere, cos’altro (alluvioni,
frane, crolli, isolamento, inquinamenti) dovrà ancora accadere, quanti
altri giovani (spesso laureati) dovranno emigrare, perché chi regge le
sorti della Regione, maturi la consapevolezza della necessità, non più
rinviabile, di esporre chiaramente, in Piani e Programmi approvati e
condivisi, dove intende condurre la comunità stessa, verso quale
progetto di futuro?
Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Basilicata
Le conflittualità emerse l’altro giorno a Marsico Nuovo, nell’incontro programmato tra la Giunta Regionale di Basilicata, ENI e comunità della Val d’Agri, in merito alla complessa vicenda degli impatti ambientali delle estrazioni petrolifere in quei territori, è a giudizio della sezione Basilicata dell’Istituto Nazionale di Urbanistica la spia del profondo malessere che alberga ormai stabilmente nel territorio e nella comunità lucana.
Malessere che nella regione quotidianamente si replica in tante altre situazioni di conflittualità locale tra risorse ambientali e modalità del loro sfruttamento, ed è il risultato della percezione diffusa, nella comunità lucana, dell’assenza di una speranza, di una concreta prospettiva di sopravvivenza, lavoro e sviluppo: l’assenza cioè di una visione del futuro della nostra Regione.
I cittadini lucani hanno ormai capito che la coincidenza tra il moltiplicarsi degli attentati ad ambiente, salute e paesaggio provocati dall’industria energetica (estrazioni petrolifere, campi eolici e fotovoltaici, ecc.), l’aggravarsi della fragilità del territorio (accresciuta dai cambiamenti climatici), ed il precipitare delle stime del declino demografico e socio-economico della regione (meno 50.000 abitanti al 2030), delineano per la Basilicata un futuro pressoché certo di area desertificata, sede ideale per attività ad alto rischio ambientale, pattumiera ecologico-energetica delle aree forti costiere (corridoi adriatico e tirreno).
Ecco la causa dei segnali di nervosismo e di preoccupata reazione che si manifestano nella comunità lucana: punta di un iceberg, che sconta anche palesi inadeguatezze nell’esercizio di un autorevole servizio di monitoraggio di acque, suolo e aria, in grado di offrire idonea garanzia per la salute dei cittadini e per le produzioni agroalimentari della Regione, toccando così nel vivo le ultime riserve di speranza.
Le genti lucane rifiutano rassicuranti paternalismi, ma vogliono sempre più risposte credibili e concrete da chi li governa; vogliono cioè fattibili Programmi di sviluppo, chiaramente disegnati sul territorio (Piani), che ne valorizzino le risorse e non le abbandonino a più o meno sofisticati processi di sfruttamento, addolciti da qualche “bonus”, gentilmente concesso.
Essi sarebbero anche disponibili a pagare qualche prezzo in termini ambientali, ma a condizione che siano chiari, e concretamente verificabili, i vantaggi, in termini di valorizzazione e sopravvivenza del territorio e della comunità regionale (lavoro, prima di tutto), che dai quei “costi ambientali” discendono.
Queste risposte purtroppo non ci sono, non emergono: la Regione Basilicata, “regione senza piani”, è da molti, troppi anni muta ed inerte: nessun Piano Paesaggistico Regionale, cornice delle “tutele” che dovrebbero salvaguardarne le risorse paesaggistico-ambientali; nessun Quadro Strategico Regionale, cornice del disegno di sviluppo e sopravvivenza della Regione, come entità-identità geografica, istituzionale, sociale. In sintesi, nessuna “visione del futuro”, che non sia la rincorsa alle emergenze, di tutti i tipi. L’Inu Basilicata ha, nelle settimane passate, lanciato un appello al Governo Regionale, perché dia corso immediatamente ad un “programma di salvaguardia e sviluppo” del territorio regionale, con l’obiettivo di assicurare una giusta, sicura e redditizia “cornice” di sopravvivenza e sviluppo, alle comunità ivi insediate.
Un new deal per il territorio della Basilicata. Ad oggi nessun ascolto, nessuna risposta. In assenza di una tale mobilitazione politica, progettuale e civile, ci chiediamo: quanto dovrà la comunità regionale ancora attendere, cos’altro (alluvioni, frane, crolli, isolamento, inquinamenti) dovrà ancora accadere, quanti altri giovani (spesso laureati) dovranno emigrare, perché chi regge le sorti della Regione, maturi la consapevolezza della necessità, non più rinviabile, di esporre chiaramente, in Piani e Programmi approvati e condivisi, dove intende condurre la comunità stessa, verso quale progetto di futuro?
Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Basilicata