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POTENZA – Un vespaio di polemiche. Questo è il risultato per ora della proposta di legge presentata dai consiglieri regionali Aurelio Pace e Luigi Bradascio un “Fondo per la Vita” che, attraverso l’erogazione di 250 euro al mese, tutelerebbe le donne che rinunciano ad abortire. Per ora perchè si tratta di una proposta di legge che è ancora lungi da arrivare in Consiglio regionale per l’eventuale approvazione. Ma la polemica è montata a livelli inimmaginabili. Tantissime le prese di posizione. E la questione da ideologica si è subito trasferita su un piano politico. Hanno firmato la proposta di legge anche esponenti del Pd. Tanto che ieri è dovuto intervenire addirittura il presidente della giunta, Marcello Pittella per tentare di stoppare la deriva delle polemiche che rischia di superare i meri confini di una proposta di legge consiliare. Il tema è spinoso: si parla di aborto, di diritti, di coscienze, di laicità e di sensibilità cattolica e a complicare il quadro c’è senz’altro il dato che sono interessate le donne lucane ma di donne in Consiglio non c’è traccia. Insomma il mix è di per sè esplosivo. Se poi si aggiunge che la proposta di Pace è stata sostenuta in maniera trasversale agli schieramenti politici il quadro è completo. Per questo ieri sera è intervenuto il governatore lucano che in una nota ha ridimensionato la questione e di fatto frenato la vicenda: «Sarebbe stato preferibile un confronto preventivo e un dibattito a più voci su un tema così delicato, sensibile e complesso come quello dell’aborto. Un tema sul quale si incrociano da sempre battaglie culturali e ideologiche, pareri tra loro diversissimi». Marcello Pittella quindi ha sottolineato: «Non è certo a suon di articoli, o solo con essi, che si può affrontare il tema della denatalità nella nostra regione. Più in generale, le materie relative alle politiche per la famiglia vanno affrontate in un dibattito trasversale e solo successivamente riassunte in provvedimenti. Per questo serve mettere in campo politiche attive del lavoro, pensare di individuare dalle risorse delle royalties un tesoretto di cui poter beneficiare al raggiungimento della maggiore età, o prevedere risorse per mettere a sistema percorsi di educazione sessuale nelle scuole. Tutti interventi previsti dal nostro programma di governo». Pittella quindi precisando che le proposte di legge sono di competenza del Consiglio auspica «che nel merito possa avviarsi quanto prima una discussione seria e costruttiva, con le rappresentanti del mondo femminile, dell’associazionismo, del mondo sanitario e con tutte le componenti sociali della nostra comunità, nessuna esclusa. Senza mettere in discussione il diritto all’auto – determinazione sancito con la legge 194, e sminuire la portata di un provvedimento che ha rappresentato per le donne una grande conquista». Insomma Pittella ha compreso che la situazione stava sfuggendo di mano ed è intervenuto non delegittimando la proposta di legge ma mettendo dei paletti. Ovviamente nel frattempo la vicenda ha creato già fazioni e avversari. Tantissime le prese di posizione di associazioni e donne. Per stringere il campo alla politica, in giornata in verità c’era stata anche la posizione espressa dal capogruppo del Pd, Roberto Cifarelli che aveva tentato di frenare le polemiche spostando la questione sul dibattito che c’è stato in Commissione e non sul testo della proposta. In buona sostanza il Pd con Cifarelli ha chiarito che i piani della vicenda sono due, almeno a livello istituzionale. Sulla stessa linea anche il consigliere regionale Mario Polese che parlando di “strumentalizzazioni” ha chiarito che non si tratta di una proposta che verrà approvata “sic et simpliciter”. Ad ogni modo sulla vicenda è intervenuto anche il segretario del Psi, Livio Valvano che ha parlato di “capolavoro di tattica politica” da parte di Aurelio Pace. Valvano ha pure aggiunto: «Corriamo il rischio di essere giudicati dilettanti allo sbaraglio. Aurelio Pace alle prime battute dimostra di avere le qualità che servono per costruire un’alternativa in questa Basilicata, che soffre anche per la storica mancanza di una seria e convinta offerta politica alternativa, rispetto al centrosinistra. Cartellino rosso, invece, per i consiglieri di maggioranza che hanno aderito sottoscrivendo il disegno di legge».
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