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SAN FERDINANDO (Reggio Calabria) – Da una parte ci sono le associazioni ambientaliste. Dall’altra la politica e la società Lng Medgas Terminal. In mezzo c’è il progetto di costruire il rigassificatore nella seconda zona industriale di San Ferdinando. Il prossimo mercoledì, “San Ferdinando in Movimento”, “Social Club”, “AbraCalabria”, Sos Rosarno, Africalabria, donne e uomini senza frontiere, per la fraternità, Wwf Calabria, Kollettivo Onda Rossa, Csoa AngelinaCartella – Reggio Calabria, Coordinamento Calabrese Acqua Pubblica “B. Arcuri”, Forum delle associazioni vibonesi, Lsoa ex Palestra Lamezia Terme, Comitato Lametino Acqua Pubblica, Comitato “No alla centrale a biomassa di Sorbo San Basile”, Casa della Legalità, Gruppo Ambientalista Rosso Cetraro, Ola – Organizzazione Lucana Ambientalista, Vas Onlus Calabria, Laboratorio “Trama e Ordito”, “Nicotera Nostra”, Associazione Culturale “Gioia Sport”, Asd SudTrek, Cittadinanza Democratica e Comitato per la salvaguardia del Golfo di Trieste si presenteranno davanti alla sede dell’autorità portuale per far sentire la loro voce. «Possibilità che nessuno ci ha dato». 

Perché nella stessa sede si riunirà mercoledì mattina il comitato portuale con i sindaci della Piana, i presidenti della provincia e della regione, i sindacati, i quali sono chiamati a pronunciarsi sulla concessione demaniale all’opera. Le associazioni fanno quadrato e contrastano il progetto di oltre un miliardo di euro della Lng Medgas, temendone la potenzialità distruttiva sull’ambiente e sulla salute, poiché il rigassificatore dovrebbe essere costruito su un territorio sismico, e puntano il dito contro la trasparenza con cui si sta procedendo. La loro denuncia è contenuta in una lettera rivolta ai componenti del Comitato dell’Autorità Portuale, che invitano alla riflessione sul voto che andranno ad esprimere. «In quella sede – si legge nella missiva – non deciderete solo sulla concessione quarantennale di un’area demaniale alla Lng, bensì deciderete sul futuro di una zona compresa nel raggio di 55 km dal punto in cui sorgerà il rigassificatore stesso. Di un’area così ampia, interessata da una nube di gas incendiario. L’area in cui verrà realizzato il rigassificatore, conterrà l’ipoclorito di sodio, che verrà utilizzato come biocida nel ciclo di riscaldamento del gas e poi rigettato in mare, assieme agli aloderivati di cui fanno parte, tra gli altri, i trialometani. Studi epidemiologici rivelano conseguenti all’esposizione prolungata a queste sostanze, tra cui il cancro alla vescica». Di fronte al timore degli ambientalisti sulle ed alle ombre che gravitano su una politica evidentemente interessata ad incassare gli introiti provenienti dalla mega opera, le associazioni ricordano che «alla Calabria non serve gas. Serve alle lobbies dell’industria energetica per speculare sulla commercializzazione in Europa di questa risorsa. Serve a chi gozzoviglierà con i cantieri, a chi controllerà quei quattro posti di lavoro».
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