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SIBARI (Cosenza) – Si è riunito questa sera a Cassano allo Jonio il Consiglio comunale per discutere della situazione del Parco Archeologico di Sibari dopo l’alluvione causata dall’esondazione del fiume Crati. Alla seduta del consiglio comunale hanno partecipato parlamentari, consiglieri regionali, assessori della Provincia di Cosenza, il segretario generale della Cgil della Calabria, Michele Gravano, alcuni sindaci dell’area della sibaritide ed il direttore del Quotidiano della Calabria, Matteo Cosenza, che ha promosso una petizione in favore del sito archeologico. Il sindaco di Cassano, di cui Sibari è una frazione, Gianni Papasso, nel suo intervento ha sostenuto che «l’esondazione del fiume Crati si poteva evitare. Già da tempo avevo segnalato – ha detto Papasso – la situazione della sicurezza del corso d’acqua. C’è poi il problema dei numerosi agrumeti che si trovano sugli argini del Crati e sui quali serve compiere accertamenti. Sibari vive di turismo e per questo è necessario uno sforzo da parte di tutti in modo che quest’area venga valorizzata». Nel corso del Consiglio comunale si sono susseguiti gli interventi da parte di tutti i rappresentanti istituzionali.
Intanto, a metà settimana dovrebbe iniziare la seconda fase, quella della pulitura dal fango dei 5 ettari di area archeologica interessata dall’esondazione del Crati. Dopo che nei giorni scorsi si è provveduto, con un intenso e diuturno lavoro da parte degli uomini dei Vigili del Fuoco del comando provinciale di Cosenza, degli uomini del Consorzio di Bonifica di Trebisacce, di quelli della Coldiretti Calabria, degli uomini della Protezione civile regionale e, naturalmente, del personale della Sovrintendenza, a prosciugare, con potenti idrovore (specialmente quelle messe a disposizione dai Vigili del Fuoco), i 5 ettari del Parco archeologico interamente ricoperti dai circa 200 mila metri cubi di acqua e fanghiglia riversata dal fiume Crati durante l’esondazione del 18 gennaio scorso, a metà di questa settimana dovrebbero partire i lavori della seconda fase, quella più delicata. Dovrebbero iniziare, almeno così è stato annunciato a più riprese dai vertici della Sovrintendenza regionale, i lavori di pulitura di tutta l’area archeologica sibarita dall’enorme massa di fanghiglia e quelli ancor più complessi della pulizia delle antiche vestigia. I lavori dovrebbero durare almeno due mesi e dovrebbero procedere di pari passo.
Questi lavori vedranno impegnate ditte altamente specializzate con personale qualificato. La sovrintendenza regionale, diretta da Simonetta Bonomi, e l’ufficio territoriale della Sibaritide, diretto da Silvana Luppino, hanno redatto, incaricando un tecnico, una perizia dei lavori da effettuare in “somma urgenza” e hanno chiesto, per questa prima fase, un finanziamento di 300 mila euro al ministero dei Beni Culturali. Si è anche proceduto ad affidare i lavori ad alcune ditte “sotto riserva di legge” e a individuare, nella persona della dottoressa Canale, il responsabile unico del procedimento. L’esondazione del fiume Crati del 18 gennaio scorso, a dire dei vertici della Sovrintendenza e, a dire la verità, non solo da loro, poteva essere evitata. I rappresentanti della Sovrintendenza, infatti, nel corso del convegno tenutosi sabato scorso nella “Sala Rossa” di Palazzo San Bernardino a Rossano, hanno sostenuto che, essendo consapevoli delle non sicure condizioni degli argini del fiume Crati, fin dall’inizio dell’estate scorsa, avevano segnalato il pericolo, telefonicamente, a qualche autorità preposta. Ma non ebbero alcuna risposta. Anche il sindaco di Cassano, Gianni Papasso, nello scorso mese di dicembre, segnalò a chi di competenza la necessità di controllare la sicurezza degli argini del fiume Crati. Quanto accaduto lo scorso 18 gennaio, oltre a richiamare sul sito archeologico sibarita, forse anche perché si è in campagna elettorale, molti esponenti politici tanto da far dire alla dottoressa Bonomi, nel corso del convegno tenutosi a Rossano, “diciamo basta alle passerelle e da domani l’area archeologica sarà aperta solo a chi vuole e deve lavorare” e ad Alessandro D’Alessio, ispettore archeologico, “ci auguriamo che quando sarà finita la campagna elettorale la finestra sugli scavi resterà almeno socchiusa”, ha fatto sì che le autorità preposte aprissero un’indagine e che si arrivasse anche a un sequestro di un’area adiacente il letto del fiume Crati.
La polizia provinciale, su segnalazione del settore Protezione Civile e difesa del suolo della provincia di Cosenza, “in relazione all’accertamento di abusi che hanno contribuito a determinare l’esondazione del fiume Crati il 18 gennaio scorso”, ha sequestrato un’area demaniale di circa 10 mila metri quadrati. Un sequestro scaturito dopo che gli agenti hanno effettuato un sopralluogo lungo l’argine sinistro del fiume e verificato che vi sono degli agrumeti nell’alveo. Ulteriori indagini sono in corso per individuare gli autori delle occupazioni abusive. Intanto, questa sera, alle ore 18,30, presso l’aula consiliare del comune di Cassano si terrà un consiglio comunale aperto per discutere della questione Scavi.
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