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Grazie al Jobs Act in questi ultimi mesi in molti hanno scoperto che seguendo una moda molto italiana bisogna usare l’inglese per chiamare le leggi, gli atti del governo o le operazioni finanziarie. Ultima in ordine di tempo il quantitative easing di Mario Draghi che in italiano sarebbe semplicemente “facilitazione quantitativa” per significare la creazione di moneta per stimolare i consumi, ma evidentemente in inglese è più chic. Dovendo parlare di leggi per chiamarle acts è preferibile citare il Morril Act che ha preso il nome dal suo proponente, il senatore Justin Smith Morrill, che riuscì a farlo approvare dal Congresso degli Stati Uniti nel 1862.

Il Morril Act è una legge fondamentale per la storia delle università degli USA e per lo sviluppo della ricerca e dell’innovazione in quella nazione. Per questa ragione, qualche anno fa, Barack Obama sentì la necessità di festeggiare i 150 anni dall’approvazione.
Gli Stati Uniti erano in piena guerra civile il 2 luglio del 1862 quando Abramo Lincoln firmò il Morril Act dopo che il Congresso americano approvò quella legge proposta cinque anni prima da Justin Smith Morrill con lo scopo di favorire lo sviluppo dell’alta formazione in agricoltura, ingegneria e in altre discipline di carattere applicativo negli USA. Quella legge obbligava ogni stato dell’Unione a mettere in vendita fino a 30.000 acri (circa 12.000 ettari) di terreno pubblico per finanziare l’istituzione di college e università in tutti gli USA.

Il Morril Act fu promulgato da Lincoln nell’estate del 1862 mentre i cannoni di Sudisti e Nordisti tuonavano senza tregua e, oltre a trovare le risorse per le università, prevedeva l’accesso dei giovani americani del Sud e del Nord agli studi universitari indipendentemente dalle possibilità economiche della famiglia d’origine e incoraggiava la frequenza femminile. Con quella legge furono creati 69 atenei e tra le università create con i fondi delle terre vendute grazie al Morril Act si possono citare la University of California a Berkeley, la Michigan State University, la University of Wisconsin, la Cornell University, la Johns Hopkins University, la New York University, la Stanford University, fino al prestigiosissimo MIT. La guerra di secessione finì solo tre anni dopo la firma di quella legge con la vittoria degli unionisti e Lincoln fu ucciso poco dopo la fine di quella guerra nel 1865. Eppure gli effetti del Morril Act sopravvissero al presidente americano che anche nel pieno di un terribile conflitto che divideva gli USA e lasciava migliaia di morti sul terreno, aveva saputo puntare sull’educazione e sulla ricerca per costruire il futuro della sua nazione.

Oggi che viviamo una crisi molto difficile, ma non certo peggiore della crisi degli USA durante la guerra di secessione, invece di insistere nei tagli degli investimenti in ricerca e formazione, sarebbero necessarie scelte e atti coraggiosi, come quelli del Morril Act. Leggi che identificassero risorse e patrimoni pubblici da mettere in vendita per avere la disponibilità di fondi da investire nella formazione e per l’occupazione di giovani studiosi nelle università italiane e nella ricerca, risorsa primaria per il futuro dell’Italia. Il dubbio che ci rimane è se a Roma o a Bruxelles ci sia un deputato degno di emulare il senatore Morrill e un capo del governo o della commissione capace di gesti coraggiosi e lungimiranti come quelli di Abramo Lincoln.

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