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CORIGLIANO CALABRO (CS) – Non è la Costa Concordia, certo. Ma si tratta sempre di uno dei più grossi pescherecci della zona: 26 metri di lunghezza e oltre 90 tonnellate di stazza. Era affondato, per cause da accertare, nei giorni scorsi (LEGGI L’ARTICOLO) e ora, dopo una settimana, la complicata operazione di recupero è stata completata, proprio nei giorni in cui il mondo è con gli occhi fissi sull’isola del Giglio, dove, tra l’altro, era impegnato anche un calabrese (LEGGI LA SUA TESTIMONIANZA).

A Corigliano l’imbarcazione, che porta il nome di “Achiropita”, è tornata a galla nella serata di ieri, grazie alle manovre di aleggio a secco coordinate dal Capo del Compartimento marittimo, capitano di fregata Antonio D’Amore.

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 Dopo che sommozzatori specializzati, immergendosi a 12 metri di fondale, hanno posizionato grossi palloni e lo hanno riportato in galleggiamento, il motopesca – spiega una nota della Capitaneria – è stato infatti spostato dal ciglio banchina, dove era rimasto sospeso con grosse fasce alle gru, ad uno dei piazzali del porto. Lì è stato “alato a secco”, cioè portato sulla terraferma. L’operazione è stata completata mettendo il peschereccio in sicurezza da ditte venute anche da fuori provincia su commissione della società armatrice del peschereccio ed alla presenza del personale della Guardia costiera. 

L’Aciropita è ora a disposizione dei periti per stabilire le cause del naufragio e quindi i motivi per i quali il peschereccio in legno ha improvvisamente cominciato ad imbarcare acqua. Gli esiti degli accertamenti saranno utili nell’inchiesta tecnica ed amministrativa avviata dalla Capitaneria di porto di Corigliano Calabro e che ora, per gli eventuali aspetti di rilevanza penale, è coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari.

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