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CATANZARO – Sono stati tratti in arresto con le accuse di usura ed estorsione. Ma dietro c’è una storia di pestaggi, minacce di morte e ritorsioni di ogni genere.
Perché per mesi avrebbero vessato un imprenditore di Cropani con modalità ritenute mafiose. Il nome in codice dell’operazione della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro con gli accertamenti condotti dalla squadra mobile di Catanzaro guidata da Rodolfo Ruperti è “Breccia”. «Non è solo il nome dell’operazione» ha detto il questore Guido Marino nel corso della conferenza stampa di questa mattina «ma è anche il nostro auspicio: quello di raccogliere le denunce delle vittime dell’usura e poter agire nel più breve tempo possibile».
GLI ARRESTATI – In meno di un mese le indagini della squadra mobile e della Dda di Catanzaro hanno permesso di chiudere il cerchio attorno a Giuseppe Tropea di Cropani di 36 anni; Salvatore Macrì di Cropani 45 anni; Renzo Tropea di 29 anni; Carmine Tropea di 27 anni; Domenico Esposito di 35 anni; Rosetta Esposito di 37 anni; Vincenzo Talarico di 61 anni e Antonio Talarico di 50 anni.
I TASSI E LA VIOLENZA – Nello specifico è stato accertato che per due distinti prestiti di denaro di 10 mila euro «nonostante la restituzione dell’intera somma capitale l’imprenditore era stato costretto alla dazione di interessi variabili tra il 150% e il 180% annui, nonché alla cessione di beni strumentali utilizzati per la gestione dell’attività di ristorazione per un valore di alcune decine di migliaia di euro». Richieste usurarie, che stando alla ricostruzione dell’accusa, si sarebbero consumati anche con episodi di violenza e minacce presso il domicilio della vittima nonché nei confronti dei familiari di quest’ultimo.
L’ODISSEA EFFETTO DELLA CRISI – L’odissea ha inizio nel 2010 quando l’imprenditore, titolare di un ristorante in provincia di Catanzaro, si trova a dover fare i conti con la crisi economica. Improvvisamente le entrate si riducono fortemente e le spese aumentano in modo vorticoso. Nel giro di pochi mesi il ristoratore si trova a dover fare i conti con il fallimento della sua azienda e la messa all’asta del ristorante. La disperazione dell’uomo, secondo quanto emerge dalle indagini della squadra mobile di Catanzaro, è totale ma lui, con molta caparbietà, tenta di rimettersi a lavoro per riacquistare il suo ristorante. In quei mesi cerca in tutti i modi di ottenere un prestito rivolgendosi a banche, finanziarie e anche agli amici più stretti, ma ciò che riesce ad ottenere è solamente una raffica di rifiuti, nonostante avesse altre proprietà a garanzia.
Dopo tante insistenze riesce ad individuare un villaggio turistico a Cropani dove può gestire un ristorante ed un bar. Anche in questo caso, però, per avviare l’attività servono soldi e per questo motivo si rivolge ad un gruppo di usurai che gli prestano 10 mila euro. Il lavoro inizia e, per i primi mesi, riesce a fronteggiare le rate da pagare e salda il suo debito. La speranza è sempre quella di liberarsi da quella spirale per tornare a gestire la sua precedente attività. Improvvisamente però i presunti usurai lo estromettono dalle attività del villaggio di Cropani e lo obbligano a pagare una fantomatica penale di 35 mila euro. Da questo momento in poi la situazione degenera al punto tale che l’imprenditore viene picchiato e minacciato anche di morte. Dopo l’ennesima aggressione, in occasione della quale gli usurai minacciano di bruciarlo vivo, l’uomo decide di denunciare l’accaduto e fa scattare l’operazione che ha portato agli otto arresti di oggi.
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