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REGGIO CALABRIA – Interviene direttamente da Dubai dove si trova da quando in Italia è stato condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa con la cosca della ‘ndrangheta dei Rosmini, Amedeo Matacena e si dice «amareggiato» e «dispiaciuto» per il coinvolgimento dell’ex ministro Claudio Scajola, la moglie, Chiara Rizzo, ed altre sei persone nell’operazione che ha portato all’arresto dello stesso Scajola in riferimento alla sua latitanza dopo la condanna (LEGGI).
Matacena, attraverso il suo legale, l’avvocato Enzo Caccavari, non ha esitato a rivendicare come i suoi legami con Scajola siano il frutto di una amicizia che «va avanti dal 1994 quando venni eletto la prima volta in Parlamento. Sono profondamente dispiaciuto – aggiunge Matacena – per quanto sta accadendo alla mia famiglia, a mia madre e mia moglie in particolare. E sono addolorato anche per quanto sta accadendo a Claudio Scajola, mio ex coordinatore di partito nonchè collega ed amico».
Amedeo Matacena jr è figlio dell’omonimo armatore che diede inizio al traghettamento nello Stretto di Messina, morto nell’agosto del 2003. La sua vita si è concentrata tra Reggio Calabria, Roma e Montecarlo, dove risulta risiedere. In Parlamento è stato eletto due volte, tra il 1994 e il 2001, con Forza Italia. I suoi guai erano cominciati con la maxi inchiesta Olimpia con la quale, nei primi anni ’90, la Dda di Reggio Calabria ricostruì molti eventi criminali, tra cui un centinaio di omicidi, e i rapporti tra ‘ndrangheta e politica in città fin dai primi anni ’80.
Nel 2010, dopo la condanna in primo grado, Matacena fu assolto dalla Corte d’assise d’appello di Reggio. La Corte di Cassazione, accogliendo un ricorso della Procura generale, annullò poi la sentenza disponendo il rinvio del procedimento ad un altro collegio. Ed a conclusione del nuovo processo d’appello, il 18 luglio 2012, è arrivata la condanna, divenuta definitiva con la decisione della Cassazione. L’imprenditore reggino si dice fiducioso «nell’operato della magistratura. Sono sicuro – afferma – che riuscirò a dimostrare la mia innocenza. Sono fortemente amareggiato per quanto è accaduto, ma sono comunque speranzoso che tutto sarà chiarito».
Intanto si apprende che Chiara Rizzo dovrebbe rientrare in Italia domenica con un volo in arrivo a Roma per poi giungere, in tarda serata, con un altro aereo a Reggio Calabria.
LE PERQUISIZIONI – Intanto sdlle perquisizioni effettuate nell’inchiesta su Claudio Scajola è emerso un documento considerato dagli inquirenti «decisivo» per confermare le accuse all’ex ministro. Secondo fonti vicine all’inchiesta si tratterebbe di un foglio scritto in lingua straniera sequestrato a Genova e nella disponibilità dell’ex ministro. Da una prima lettura confermerebbe l’impegno di Scajola per favorire la latitanza di Matacena, ma gli investigatori intendono esaminarlo attentamente per accertare se è veramente quello che sembra. Per quanto riguarda, invece, l’abitazione dell’esponente politico, il suo legale, Elisabetta Busuito, ha chiarito che «la perquisizione nella casa di Scajola a Roma, l’unica a cui abbia assistito, ha dato esito negativo».
Gli avvocati dell’ex ministro chiederanno al Gip di revocare il divieto di incontrare il proprio assistito. «La norma permette al Gip di differire l’incontro con i legali. Speriamo che ce lo conceda e di poterlo vedere martedì o mercoledì prossimi – ha detto l’altro legale, Giorgio Perroni -, così da sostenere un interrogatorio più completo con i pubblici ministeri giovedì o venerdì per spiegare tutti i fatti». All’interrogatorio di garanzia erano presenti il Gip di Roma Pierluigi Balestrieri – per rogatoria del Gip di Reggio Calabria che ha firmato l’ordinanza d’arresto – e il sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia (Dna) Francesco Curcio.
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