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ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) – «Non c’è più Pino… l’hanno sciolto nell’acido, sennò da adesso l’avrebbero trovato… non esiste più niente di lui». Ucciso dai membri della sua stessa famiglia e  sciolto nell’acido. E’ la fine che fece Giuseppe Arena, figlio del boss Nicola, il 9 giugno 2008, data della denuncia della sua scomparsa. Arena è ritenuto vittima della lupara bianca. 

Il gip distrettuale non ha condiviso le conclusioni degli inquirenti della Guardia di Finanza di Crotone che, sotto le direttive della Dda di Catanzaro, ha raccolto intercettazioni e dichiarazioni di pentiti, nell’ambito dell’operazione che ha portato a spiccare 13 ordinanze di custodia cautelare tra le quali quella per l’ex sindaco di Isola Capo Rizzuto ed ex icona antimafia Carolina Girasole.

ritenendo insufficienti gli elementi. Ma c’è una mole impressionante di indizi che, secondo la Dda, portano alle 4 persone che avrebbero deliberato l’uccisione, che era stata messa ai voti e approvata. In particolare, due di esse avrebbero agito materialmente distruggendo il cadavere mediante scioglimento nell’acido. «Motivi di egemonia nel clan», emerge dalle carte dell’inchiesta, sarebbero alla base del delitto. I dissidi nel clan sorsero in seguito all’uccisione di Carmine Arena, il boss ammazzato con un bazooka il 2 ottobre 2004. Lo stesso Nicola Arena pare avesse ignorato deliberatamente il figlio.

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